© www.imagephotoagency.it
MILANO - Bene, ma non benissimo. Cinquantaquattro punti dopo ventiquattro giornate sono tanti: al netto dello scontro diretto perso a San Siro, l’Inter ha fatto gli stessi punti della Juventus. Però due fattori devono far preoccupare, entrambi legati al deficit di qualità della squadra. Primo, l’idiosincrasia agli scontri diretti: con Juve, Roma, Atalanta e Lazio è arrivata una sola vittoria, all’andata sui biancocelesti, quando però Samir Handanovic è stato il migliore in campo. Se il discorso si allarga alla Champions, l’Inter ha vinto una partita (a San Siro con il Borussia) ma ne ha perse tre, subendo due velenosissime rimonte, a Barcellona e a Dortmund. Tra l’altro l’Inter, prima di deragliare all’Olimpico, è uscita con le ossa rotte nei tre crocevia stagionali più importanti, peraltro sempre giocando a San Siro: ha perso il primo scontro diretto con la Juve, il match-ball per raggiungere gli ottavi di Champions contro le riserve del Barcellona e la semifinale di andata in Coppa Italia con il Napoli. In tal senso restano scolpite nel muro le parole pronunciate nella notte dell’Olimpico da Antonio Conte: "Se vogliamo essere grandi - e secondo me ad oggi non lo siamo - partite come queste bisogna gestirle. Una squadra deve essere padrona della situazione, poi magari perdi, però te la giochi. Gli eventi non devono condizionare la prestazione: siamo noi, con la prestazione, a dover condizionare gli eventi".
L’allenatore ha tutte le attenuanti del caso (la classifica impone feroce continuità nell’ottenere risultati, mentre nelle ultime due stagioni la stella polare era il quarto posto) però è innegabile come la frenata sia evidente: nelle ultime dieci giornate di campionato, l’Inter ha raccolto 4 vittorie, 5 pareggi e una sconfitta, quella freschissima, di domenica all’Olimpico. Segno che gli avversari hanno ormai preso le misure al gioco dell’Inter (anche il primo tempo del derby, poi vinto in rimonta, è stato un segnale d’allarme) che a inizio stagione - forte di una condizione fisica che faceva la differenza - riusciva a schiacciare gli avversari, cosa che oggi non accade più. In campionato ha già perso undici punti in rimonta. E se i sei evaporati in Europa tra Barcellona e Dortmund possono essere frutto della disparità degli organici a disposizione, non si può dire altrettanto per quanto visto con Fiorentina, Lecce e Cagliari quando l’Inter ha buttato via altrettante vittorie dopo essersi trovata in vantaggio.