Inter, la decrescita felice di Conte: da picconatore ad aziendalista

Sette punti in meno in campionato rispetto all'anno scorso e ultimo posto nel girone di Champions, ma lui ostenta positività. Il contratto da 12 milioni blinda club e tecnico
Inter, la decrescita felice di Conte: da picconatore ad aziendalista© Inter via Getty Images

MILANO - José Mourinho, nell’autunno 2009, aveva iniziato la Champions poi vinta a Madrid con tre pareggi (il girone l’avrebbe superato con la miseria di nove punti). Anche Antonio Conte non ha vinto una partita nelle prime tre, ma - a differenza del collega (che aveva una squadra dominante in campionato) - ne ha pure persa una, martedì a Valdebebas. In attesa di essere smentiti, i paragoni (al momento) vanno fatti con Frank de Boer (che, nella prima stagione dell’era Suning aveva vinto soltanto 3 delle prime 9 gare stagionali, proprio come quest’anno) e Gian Piero Gasperini, l’ultimo allenatore di stanza ad Appiano a incassare tanti gol a partita. Conte, con 15 in 9 viaggia a ritmi da 1,6 a gara. In circostanze normali, già sarebbe iniziato il toto nomi e l’ombra di Massimiliano Allegri avrebbe già iniziato ad aleggiare sopra il Subbuteo che l’Antonio si è fatto installare nell’ufficio alla Pinetina. Ipotesi, quella di un ribaltone, a cui non credono nemmeno i bookmakers perché Conte e Suning sono uniti a doppio filo - più che dal patto di Villa Bellini - da un contratto da 12 milioni a stagione (il doppio per il club) fino al 2022 che, unito dai 9 lordi destinati per Luciano Spalletti fino a giugno e a un bilancio chiuso con un rosso da poco più di cento milioni rendono impossibili voli pindarici legati alla figura dell’allenatore.



La novità più importante della stagione, è data dalla nuova mentalità “europea” che Conte vuole dare alla squadra, un atteggiamento propositivo che piace all’allenatore, come emerso pure nell’analisi fatta dopo il ko di Madrid. Detto che la qualificazione agli ottavi, nonostante la classifica sia alquanto misera, non è per nulla compromessa, sfugge quale sia la differenza tra quanto visto un anno fa nei primi tempi giocati al Camp Nou e a Dortmund contro Barcellona e Borussia quando - soprattutto al cospetto di Messi e compagni - l’Inter aveva disegnato trame di gioco che da tempo non si vedevano in Europa da un’italiana. A Madrid la gara ha avuto un andamento più ondivago con l’errore di valutazione commesso nel finale, quando - una volta raggiunto il 2-2 - la squadra è riuscita a prendere un gol in contropiede non capendo come un pari fuori casa con il Real (che sarebbe rimasto dietro in classifica) sarebbe stato comunque un ottimo risultato. In altri tempi, Conte avrebbe manifestato tutta la sua rabbia, martedì parlava con tono assolutorio mettendo in evidenza che il ko è arrivato solo per alcuni “dettagli”.

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