Inter, Suning al capolinea: la fine di una visione ambiziosa ma onerosa

Inter, Suning al capolinea: la fine di una visione ambiziosa ma onerosa© Inter via Getty Images

Venerdì prossimo, 28 ottobre, saranno cento anni della marcia su Roma, data che cambiò per sempre la storia d’Italia. Ma per la piccola storia del calcio, che tanto piccola in fin dei conti non è, venerdì sarà forse ricordato come giorno dell’ultima Assemblea dei soci interista guidata da Steven Zhang, ricomparso in trasferta ieri a Firenze dopo mesi di assenza.  Il risultato è già noto da tempo: perdita di 140 milioni di euro, che segue il -102 milioni del 2020 e il -245,6 milioni del 2021, record storico superato solo dalla Juve nell’ultimo esercizio. In pratica, la gestione Suning - con l’ordine di contenere le spese al massimo e di vendere tutto il vendibile - ha comunque fatto segnare una perdita di quasi mezzo miliardo di euro in tre anni, circa la metà della cifra (1,2 miliardi) che la famiglia Zhang stima come valore del club. L’approvazione del progetto del nuovo San Siro, portato meticolosamente avanti da Alessandro Antonello, è l’estremo requisito per rendere cedibile il club a qualche fondo americano. Riane Group, advisor che affianca Goldman Sachs, spera di ripetere l’operazione realizzata a Londra con il Chelsea. Il Milan conferma che gli Stati Uniti restano gli interlocutori migliori in questa fase asfittica della Serie A.

Zhang, Inter e il piano quinquennale della Cina

A sei anni dal trionfale ingresso di Jindong Zhang, che annunciò di avere acquisito il 69% di azioni nerazzurre, si chiude un ciclo. Condito da uno scudetto con Antonio Conte, un secondo posto in Europa League, Supercoppa Italiana e Coppa Italia conquistate la scorsa stagione da Simone Inzaghi. Meno delle grandi aspettative riposte nel 2016 sul gruppo cinese, il quale ha dovuto fare i conti con una crisi industriale al suo interno e la calante centralità del calcio nei piani del governo cinese. Il XX congresso del Partito Comunista, con Xi Jinping rieletto per il terzo mandato, ha ricordato quanto il momento sia difficile a Pechino, dopo una espansione che negli Anni Zero sembrava inarrestabile. Proprio il boom aveva portato la Cina a inserire il football nei piani quinquennali, affinché il calcio servisse da soft power nella cartina geopolitica del mondo, contro Occidente e mondo arabo. Per la quinta volta, invece, la nazionale non si è qualificata al Mondiale.

"Zhang-Inter, bruciati centinaia di milioni"

Il quadro è dunque cambiato in modo radicale e da tempo Suning ha avuto indicazioni di rientrare. Economicamente e forse fisicamente, sciogliendo quel legame che aveva trasformato la Pinetina in Suning Training Center e Zhang in cittadino fisso di Milano. Come ha spiegato l’economista Alberto Forchielli, tra i massimi esperti del mondo sinico, «bruciare centinaia di milioni nel calcio non è più sostenibile, sia economicamente che di opinione pubblica». Un tema che non riguarda solo l’Inter e Suning, ma tutto il calcio professionistico.

Zhang-Inter ai titoli di coda

Malgrado le smentite di circostanza, e la spiegazione che Zhang stia cercando un socio minoritario, l’impressione crescente è che siamo alla fine di una stagione. Non stupisce nemmeno che il sindaco di Milano Beppe Sala parli del gruppo cinese usando il passato. Il prestito di Oaktree - in scadenza nel 2024, senza che il fondo voglia entrare come fece Elliot al Milan - sarà la dead line di questa parentesi tutto sommata piccola nella lunga e gloriosa storia dell’Inter, che Marotta e Ausilio hanno tentato di salvaguardare in mezzo a mille traversie finanziarie. Mentre l’Inter di Inzaghi può essere per il secondo anno di fila agli ottavi Champions, battendo mercoledì il Viktoria Plzen, impressione comune è che la Cina non sia più vicina.

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