MILANO - La vicenda DigitalBits ha avuto come logica conseguenza quella di lasciare invariata la valutazione negativa del bond dell’Inter (da 415 milioni, lanciato nel gennaio 2022) da parte di Standard and Poor’s Global Ratings. Già a nei mesi scorsi S&P aveva indicato il rating del bond nerazzurro col valore “B”, che equivale a un giudizio di bond “altamente speculativo” (che sui mercati fi nanziari viene defi nito “junk bond” o “titolo spazzatura”). Dunque - come riportato ieri anche da “Calcio&Finanza” -, rimane il rischio declassamento per il rating bond dell’Inter, anche se S&P ha migliorato la valutazione sulla liquidità. Il rifermento a DigitalBits non è casuale. A fine febbraio sono stati resi pubblici i documenti della trimestrale al 31 dicembre 2022 di Inter Media and Communication ed è stato confermato come DigitalBits, la criptovaluta sponsor di maglia dell’Inter per l’attuale stagione, non abbia versato nessuna delle rate previste al momento dell’accordo per un “buco” nel bilancio del club nerazzurro di oltre 25 milioni di euro. Nella sua relazione, S&P Global Ratings, ha riportato che «i criteri rivisti non cambiano la nostra visione del rating B né delle nostre valutazioni aziendali e finanziarie, ma abbiamo rivisto il nostro approccio per riflettere gli aggiornamenti ai criteri. Ciò detto, ora valutiamo la liquidità come “neutrale”, rispetto a “meno che adeguata” in precedenza, poiché riteniamo che il principale rischio di liquidità sia al momento del rifinanziamento nel 2027. Il posizionamento (negativo, ndr) - si legge - indica che potremmo abbassare di un grado il rating se considereremo il club incapace di trovare contratti di sponsorizzazione appropriati con termini simili per sostituire DigitalBits». S&P già a dicembre aveva sottolineato come il caso sponsor pesasse molto nella valutazione del rating bond perché l'Inter «ha flussi di cassa di sponsorizzazione notevolmente inferiori».