Per fortuna dell’Inter, Lautaro Martinez gode di ottima salute. E, forte della fascia da capitano ben stretta all’avambraccio, non ci sta a perdere neanche in amichevole (come ha dimostrato la testardaggine con cui ha guidato la squadra alla rimonta contro gli albanesi dell’Egnatia). Simone Inzaghi, a pochi giorni dall’inizio della stagione, può aggrapparsi solo all’argentino: Marcus Thuram è ancora spaesato nel mondo Inter e ha chiuso il pre-campionato a secco, Marko Arnautovic inizierà ad allenarsi con i nuovi compagni solo dopo Ferragosto, mentre Joaquin Correa - a meno di una miracolosa resurrezione - nel biennio nerazzurro ha ampiamente dimostrato di non essere all’altezza della situazione.
Inter, piani da rivedere al ribasso
Quadro preoccupante per i 60mila tifosi attesi sabato a San Siro per il debutto casalingo della squadra vice-campione d’Europa, un’Inter che si presenterà ai blocchi di partenza della Champions profondamente rinnovata (o smantellata, dipende da come si guarda il bicchiere) rispetto a quella capace di far venire mal di testa al Manchester City. In attacco, là dove si alternavano Edin Dzeko (nelle prime tre gare giocate al Fenerbahçe altrettanti gol e due assist...) e Romelu Lukaku, ci sono soltanto punti interrogativi. E Lautaro, il migliore della compagnia, come insegna la parabola della sua carriera, nel corso della stagione vive sempre momenti più o meno lunghi di appannamento in zona gol. In quest’ottica sarebbe onesto da parte della società nei confronti di Simone Inzaghi rivedere al ribasso i piani, altrimenti si rischia di rivivere lo stillicidio di un campionato fa, quando l’allenatore è stato salvato solo dal miracoloso cammino in Champions e dal 3° posto acciuffato grazie all’exploit finale di Lukaku. Parlare di scudetto appare oggi quanto meno un azzardo - Inzaghi lo aveva fatto quando sentiva di avere in tasca il sì di Big Rom -.