"Chi compra l'Inter fa un affare", intervista a Cottarelli

Parla l'economista, presidente di Interspac: "L’azionariato popolare sarebbe una soluzione utile per abbattere il debito del club, ma Zhang ci ha detto quattro volte no: ha altre idee"
"Chi compra l'Inter fa un affare", intervista a Cottarelli© ANSA

Economista di fama mondiale. Fondatore di InterSpac. Grandissimo tifoso nerazzurro. Carlo Cottarelli non molla, anzi rilancia l’idea dell’azionariato popolare. Magari proprio con una nuova proprietà, dato che la banca d’affari statunitense Raine Group ha trovato un fondo mediorientale in grado di assecondare i desiderata della famiglia Zhang. «Siamo in attesa che succeda qualcosa», spiega il Senatore a TuttoSport: «Per il momento l’attuale proprietà dell’Inter non sembra interessata a una collaborazione con l’azionariato popolare. Quindi quello che può succedere è che o cambino idea, o che cambi la proprietà. Diciamo che dipende dalla situazione finanziaria, non tanto del club, ma di quello che sta a monte. Aspettiamo di vedere cosa accadrà».

Lei pensa davvero che la proprietà dell’Inter possa cambiare a breve?
«La questione è - come sappiamo - che dovrà essere rimborsato un prestito obbligazionario rilevante entro maggio. Io non conosco la situazione finanziaria di Suning. Però è chiaro che quella influenzerà ovviamente le possibilità di rinnovare il prestito. E se non ci fosse questa possibilità, la conseguenza sarebbe che l’Inter dovrebbe essere venduta prima di quella scadenza. Se questo non avvenisse, dato che le azioni dell’Inter sono state date in pegno, si dovranno capire le intenzioni di Oaktree rispetto alla gestione del club. Un cambiamento è dunque possibile, ma ancora incerto. Nel caso, noi saremmo pronti a capire se la nuova proprietà possa essere interessata all’azionariato popolare. Le nostre risorse non potrebbero bastare per comprare l’Inter, sarebbe una collaborazione che potrebbe essere utile per abbattere il debito del club, facendo entrare come azionisti i tifosi nerazzurri».

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Converrebbe a Zhang, a livello economico, rifinanziare la situazione con Oaktree? Inizialmente il tasso era al 12%. Ora i tassi sono alle stelle, tanto che si parla di 20%, 25%.
«La convenienza dipende da plurime situazioni. Come economista posso confermarle che il contesto attuale dei mercati finanziari è molto più complesso di quando era stato acquistato il prestito iniziale».

E a Oaktree come converrebbe agire?
«Non conosco le loro intenzioni, quindi non posso rispondere con cognizione di causa alla sua domanda».

Voi avete mai ricevuto una risposta definitiva da Zhang sul progetto InterSpac?
«Sì, quattro risposte negative. Ci sono stati quattro tentativi distribuiti negli ultimi tre anni, uno addirittura precedente al sondaggio che avevamo lanciato. Ci era stato detto che la proprietà aveva altre idee, il che ovviamente è del tutto legittimo».

Come potrebbe InterSpac essere utile per abbattere il debito del club?
«Si tratta di sostituire nel bilancio dell’Inter, ad una passività, l’azionariato. In pratica arrivano i soldi degli azionisti e con quelli si abbatte il debito».

Oggi comprare l’Inter è un affare?
«Dal punto di vista calcistico assolutamente sì, visti gli ultimi risultati dei nerazzurri».

Ma InterSpac non potrebbe entrare nemmeno come socio di minoranza, visto che Zhang sembra aperto all’ipotesi di accogliere un partner minoritario?
«Non credo che quella sia la sua intenzione. Formalmente lui ha sempre detto di voler andare avanti con l’Inter. L’operazione dell’azionariato popolare resta complessa. Ma noi vediamo comunque dei grossi vantaggi. Oltre a quello puramente finanziario, ci sarebbe un legame ancora più stretto tra tifosi e squadra. Col conto economico dell’Inter che potrebbe ancora migliorare per le maggiori entrate per i tifosi».

A proposito di questo, nel prossimo bilancio ci saranno 50 milioni di rosso dovuti agli interessi sui finanziamenti e bond attualmente in carico al club.
«Il vantaggio di abbattere il debito sta proprio nel risparmio degli interessi».

Lei pensa che potremmo davvero essere davanti ad una nuova era tra poco?
«Vedremo...».

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