Lautaro condannato per licenziamento baby sitter. La replica dell’argentino

Il capitano dell'Inter dovrà versare una somma in favore degli eredi della giovane dipendente, oltre al pagamento delle spese legali

L'attaccante dell'Inter Lautaro Martinez è stato condannato a un risarcimento dalla Sezione Lavoro del Tribunale di Milano per avere licenziato una baby sitter di 27 anni affetta da una grave malattia e morta pochi mesi dopo. Il licenziamento, considerato illegittimo dal giudice, sarebbe avvenuto durante il periodo di "comporto" della donna, cioè nei giorni di malattia dopo avere ricevuto la terribile diagnosi. Adesso dovrà risarcire i suoi familiari che dopo la sua morte nel gennaio del 2023 hanno riassunto il giudizio pendente. I legali che assistono la giovane donna, Michele Gagliano, Giuseppe Vadalà e Concetta Quartuccio, anche se "soddisfatti per il risultato professionale raggiunto" commentano "con profonda amarezza l'evoluzione e soprattutto l'epilogo della vicenda, evidenziando come si può essere grandi professionisti nei campi di calcio ma non bisogna perdersi in autogoal nella vita". Il campione del mondo aveva assunto la giovane, a sua volta di nazionalità argentina, otto mesi prima che accusasse i primi sintomi.

La replica di Lautaro

Il Toro argentino ha risposto, riguardo a ciò che è successo, direttamente tramite una storia sul suo profilo ufficiale di Instagram: "Avevo deciso di rimanere in silenzio per rispetto. Ma non permetterò che venga infamata la mia famiglia. Abbiamo assunto una persona che era già malata, nostra amica da una vita. Abbiamo fatto molto per lei e la sua famiglia. Abbiamo pagato viaggi, aiutato a trovare i letti in ospedale, aiutato con le cure, con la sistemazione della famiglia che abbiamo dovuto convincere affinché venisse ad occuparsi della figlia che stava morendo. E la sua famiglia, mentre la figlia stava morendo, ha tentato di ottenere soldi da noi, ha tentato di approfittarsi della situazione anche dopo la morte. Noi l'aiuto, un grande aiuto, lo abbiamo dato a lei quando aveva bisogno. E ora tentate di infamarci? Che razza di persone siete che tentate di approfittare della morte di un figlio per ottenere denaro?"

La nota degli avvocati di Lautaro Martinez

"Non corrisponde al vero che il sig. Martinez abbia interrotto il rapporto di lavoro domestico allorquando la lavoratrice risultava 'in punto di morte' come emerge dalla lettura degli articoli che circolano in rete, atteso che il licenziamento. Le è stato comminato sei mesi prima del decesso", inoltre la babysitter aveva chiesto "di essere licenziata per poter fruire delle retribuzioni differite e del Tfr in ragione della determinazione di voler fare ritorno nella terra natia, l'Argentina". Sono due delle precisazioni contenute nel testo inviato dall'avvocato Anthony Macchia, difensore fiduciario del calciatore dell'Inter Lautaro Martinez, in merito alla condanna per il licenziamento della babysitter, poi morta per una grave malattia. "Il mio cliente - spiega l'avvocato nella nota - seppur umanamente dispiaciuto per la prematura scomparsa della giovane ragazza, la quale ha svolto per un breve periodo (circa 11 mesi) il ruolo di lavoratrice domestica presso l'abitazione familiare, si trova — obtorto collo — costretto a dover prendere, mio tramite, formale posizione rispetto ad una notizia che, giammai, avrebbe voluto pubblicamente commentare, ma che sta assumendo contorni del tutto inveritieri e che stanno ledendo la sua immagine e la sua reputazione". Secondo l'avvocato Macchia, "non corrisponde al vero che il sig. Martinez non abbia voluto conciliare e porre fine ad un contenzioso in cui — lo si ribadisce — lo stesso è stato convenuto, posto che — ed è verbale — il mio cliente si è reso financo disponibile ad elargire gli importi indicati dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Milano (peraltro, ben maggiori rispetto a quelli poi indicati nel dispositivo della sentenza dallo stesso magistrato) ad una associazione benefica da scegliersi a discrezione del giudicante e che l'accordo non è stato possibile per il rifiuto degli eredi della signora e dei Suoi procuratori presenti in udienza". "Ritenendo, dunque, di aver debitamente chiarito i contorni di questa triste vicenda, il mio mandante si riserva, nei confronti dei soggetti che hanno veicolato notizie false e tendenziose per un futile tornaconto, ogni opportuna azione, civile e penale, al fine - conclude l'avvocato - di salvaguardare la propria onorabilità".

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