MILANO - Le parole di Gert Verheyen su Tajon Buchanan, definito: «Un talento con qualche problema e uno strano carattere», hanno destato particolare stupore in Italia. Col popolo del web - e non solo - insorto anche perché la storica bandiera del Bruges, nonché il secondo marcatore di tutti i tempi del club delle Fiandre, ha evidenziato senza peli sulla lingua come il canadese «debba migliorare nella fase difensiva», oltre che lasciar perdere certi atteggiamenti, visto che troppo spesso «protesta e litiga con gli avversari».
Aspettative
Un’opinione, quella di Verheyen, oggi stimato allenatore e che da calciatore ha conquistato cinque campionati in Belgio, quattro volte la Coppa Nazionale e otto volte la Supercoppa, condivisa da molti dei suoi connazionali (probabilmente dalla maggior parte, a dire il vero). Tanto che questa nomea di quello che a scuola sarebbe il più bravo degli altri solo se si impegnasse di più, è ormai cucita su misura a Buchanan. Ma questo non significa un calciatore non da Inter. O - peggio ancora - che i dubbi su di lui provenienti dall’estero non possano essere fugati – come successo, sull’altra sponda del Naviglio a Theo Hernandez, sbarcato a Milano come una testa calda e oggi fiero capitano dei rossoneri – sia per le innate qualità di un’atleta sicuramente interessante, sia per le note capacità di Simone Inzaghi, che in carriera ha già ampiamente dimostrato di saper domare calciatori dal carattere forte, facendo inoltre migliorare la resa di tali elementi sul verde. Un obiettivo insomma che il tecnico piacentino dovrà porsi anche con Buchanan: «Nell’Inter giocherebbe come esterno in un 3-5-2 e non terzino destro di una difesa a quattro come nel Bruges. E per questo sarebbe facilitato. Però in Italia l’intelligenza tattica è fondamentale. Se sbagli, vieni punito. Gli serviranno almeno 3-6 mesi per potersi adattare. E il lavoro del tecnico nerazzurro sarà fondamentale - le parole di Sacha Tavolieri, giornalista belga di chiare origini italiane -.