Inter, chi ti ricorda? È Lautaro ma sembra Milito. E presto arriverà il rinnovo

Venti gol in stagione come il Principe nel 2010: può superare Nyers (7° interista nella storia a 133) e insidiare Immobile e Higuain recordman in Serie A con 36 realizzazioni
Inter, chi ti ricorda? È Lautaro ma sembra Milito. E presto arriverà il rinnovo© Inter via Getty Images

Esiste da sempre un filo rosso che unisce Diego Milito e Lautaro Martinez, non fosse altro perché entrambi, prima di diventare icone dell’interismo, sono stati idoli al Racing Club de Avellaneda. Lì i due si sono conosciuti: uno era ancora un prototipo ancora da perfezionare per arrivare all’attaccante totale che è oggi, l’altro l’uomo del Triplete nonché suo direttore tecnico. Non si fa peccato a sottolineare che il loro incontro sia stato una benedizione per l’Inter, considerato che il sorpasso sull’Atletico Madrid nell’ambito della trattativa che lo ha portato a sbarcare nel calcio europeo è stato proprio favorito dalla benedizione del Principe. Il destino presto riporterà in prima pagina quella vecchia storia, visto che Inter e Atletico si affronteranno negli ottavi di Champions, ma certamente Lautaro non si è mai pentito della decisione presa, essendo diventato in pochi anni “lider maximo” dell’Inter nonché il centravanti che più nell’immaginario del popolo tifoso oggi ricorda le magie di Milito nella stagione del Triplete, impresa bagnata dai gol dell’argentino nelle tre “finali” giocate dall’Inter: quella a Siena, all’ultima giornata di campionato, quella dell’Olimpico in Coppa Italia con la Roma e, ça va sans dire, quella del Santiago Bernabéu, in cui il Principe stese il Bayern Monaco con una doppietta.

Lautaro, Milito e il 2009/2010: le analogie

Quella stagione, la sua prima a Milano, Milito la chiuse con 52 partite giocate e 30 gol segnati, oggi Lautaro è a 20 ma in appena 25 gare disputate. Ma, al di là dei numeri, che sono comunque importanti, riempie gli occhi dei tifosi - non solo quelli interisti - il profilo d’altri tempi di Lautaro che a Monza, a fine partita, prima di festeggiare la vittoria con i tifosi nerazzurri sotto il settore ospiti, è andato a dare una carezza a Sorrentino, portiere avversario, che aveva cinque gol sul groppone. Anche questo piccolo particolare fa di Lautaro un giocatore che per serietà, lucidità nelle pubbliche dichiarazioni e impegno, in tutto e per tutto ricorda le grandi icone del calcio che fu, da Javier Zanetti, fino a Paolo Maldini, passando per Alex Del Piero e Francesco Totti.

Lautaro Martinez, la scalata al trono

Un giocatore d’altri tempi, Lautaro, che sta scalando la classifica dei bomber all-time della storia nerazzurra. Con la doppietta al Monza, si è issato a quota 122, uno in meno di Christian Vieri e a due da Mauro Icardi ma obiettivo più che concreto è agguantare entro la fine della stagione pure István Nyers, settimo con 133 gol segnati in maglia nerazzurra. Vorrebbe dire arrivare a 31 gol, uno in più rispetto al Principe nel 2009/10, però non è il caso di porsi limiti alla luce della marcia che sta tenendo l’argentino. In campionato, per esempio, è perfettamente in linea per poter avvicinare concretamente il record di reti (36) che condividono a braccetto Gonzalo Higuain e Ciro Immobile (un risultato pazzesco, dato che il primo rigorista all’Inter è Calhanoglu...). Quel che più conta, anche in ottica futura, è che Lautaro, dopo la “sbandata” pre-Covid per il Barcellona (ma va capito: a volerlo lì era stato Leo Messi...) vuole fortissimamente diventare una bandiera dell’Inter e per questo, quando tutti gli ultimi dettagli saranno messi a posto, firmerà un contratto fino al 2028 a 8 milioni a stagione più bonus, il tutto - come giusto che sia - sarà annunciato in pompa magna dal club. La festa, quella vera (Juve permettendo), Lautaro vuole però farla a fine stagione perché, vincendo il campionato, resterebbe nella storia come il capitano nello scudetto della seconda stella. “Bravi ragazzi. Vittoria importantissima”, il telegramma-social dopo la vittoria di Monza: il Toro non è tipo da emoticon, ciò che conta è la sostanza. Per questo è splendidamente retrò.

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