L’ex obiettivo Juve secondo chi lo conosce bene: “Perfetto per l’Inter”

Alberto, ex di Udinese e Siena, da tecnico ha lanciato Bento, il portiere che piace ai nerazzurri e che era seguito anche dalla Juve: “Il paragone con Julio Cesar regge”
L’ex obiettivo Juve secondo chi lo conosce bene: “Perfetto per l’Inter”© Getty Images

Da calciatore ha vestito in Italia, per quasi un decennio, le maglie di Udinese e Siena. Da allenatore ha lanciato Bento tra i professionisti all’Athletico Paranaense. Alberto Valentim, ex laterale conosciuto in A semplicemente come Alberto, racconta chi sia il portiere tanto apprezzato dall’Inter: «Un atleta fortissimo, fisicamente è una bestia. È reattivo, rapido nei primi movimenti, con un’esplosività incredibile. Ha una buona tecnica, sa giocare con i piedi. È bravissimo tra i pali. Lo vedo molto simile a Weverton, che oggi gioca per il Palmeiras e che io avevo avuto proprio all’Athletico Paranaense».

Fuori dal campo che tipo è?
«Bento è un ragazzo in gamba, un professionista al 100%, è diventato già papà, uno che conferisce importanza alla famiglia».

Quando arrivò lei, Bento non era titolare.
«Prima c’era dos Santos Neto. Di fatto le prime partite di Bento sono state con me. Ricordo bene le nostre prime riunioni. Ci domandammo: “Dobbiamo prendere un portiere o puntare su Bento?”. Tutto lo staff rispose: “Non serve nessuno, abbiamo in casa un giocatore forte”. Già si vedevano le qualità fisiche, tecniche e mentali di Bento. È un ragazzo di personalità».

Regge il paragone con Julio Cesar?
«Sì, sì, a livello di struttura fisica. Bento è in gamba anche con i piedi, sa leggere bene la giocata, capisce quando passare corto o lanciare lungo. Idem per il rilancio con le mani. Julio Cesar con i piedi era ancor più forte, avrebbe potuto giocare come difensore o centrocampista».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi è Bento, l'intervista ad Alberto

Pensa che Bento sia pronto per essere titolare all’Inter?
«Io lo vedo prontissimo. L’anno scorso lo voleva il Benfica, ma il presidente non l’ha ceduto. Bento è sicuramente pronto per qualsiasi top club. E sono sicuro, dato che conosco l’Italia, che non avrebbe alcun problema di adattamento».

Potrebbe essere subito titolare? E avrebbe nel caso problemi a fare il secondo?
«Come uomo è in gamba, come portiere è fortissimo. Per me potrebbe essere già il numero uno di qualsiasi squadra. Se poi inizialmente dovesse essere il dodicesimo, si adatterà».

Vale i 15 milioni richiesti?
«Bento sarà un bell’acquisto, forte, giovane. Da poco ha anche iniziato il suo percorso con la nazionale del Brasile. Oggi noi abbiamo dei portieri bravi. Se potrà essere lui il titolare? Dipenderà dal momento, da quando verrà chiamato in causa. Contro l’Inghilterra ha fatto molto bene».

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Da calciatore ha vestito in Italia, per quasi un decennio, le maglie di Udinese e Siena. Da allenatore ha lanciato Bento tra i professionisti all’Athletico Paranaense. Alberto Valentim, ex laterale conosciuto in A semplicemente come Alberto, racconta chi sia il portiere tanto apprezzato dall’Inter: «Un atleta fortissimo, fisicamente è una bestia. È reattivo, rapido nei primi movimenti, con un’esplosività incredibile. Ha una buona tecnica, sa giocare con i piedi. È bravissimo tra i pali. Lo vedo molto simile a Weverton, che oggi gioca per il Palmeiras e che io avevo avuto proprio all’Athletico Paranaense».

Fuori dal campo che tipo è?
«Bento è un ragazzo in gamba, un professionista al 100%, è diventato già papà, uno che conferisce importanza alla famiglia».

Quando arrivò lei, Bento non era titolare.
«Prima c’era dos Santos Neto. Di fatto le prime partite di Bento sono state con me. Ricordo bene le nostre prime riunioni. Ci domandammo: “Dobbiamo prendere un portiere o puntare su Bento?”. Tutto lo staff rispose: “Non serve nessuno, abbiamo in casa un giocatore forte”. Già si vedevano le qualità fisiche, tecniche e mentali di Bento. È un ragazzo di personalità».

Regge il paragone con Julio Cesar?
«Sì, sì, a livello di struttura fisica. Bento è in gamba anche con i piedi, sa leggere bene la giocata, capisce quando passare corto o lanciare lungo. Idem per il rilancio con le mani. Julio Cesar con i piedi era ancor più forte, avrebbe potuto giocare come difensore o centrocampista».

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