“Lautaro? Faccia come un paziente che mangia con un cucchiaino”

Pincolini, un’istituzione nel mondo dei preparatori atletici: “Il calcio assomiglia al tennis, l’importante è avere una condizione fisica più che sufficiente per 10-11 mesi”

Capocannoniere dell’ultimo campionato con 24 gol e capocannoniere della Copa América con 5 centri (l’ultimo in finale con la Colombia). Risulta difficile, alla luce dei numeri dell’ultima stagione, definire Lautaro Martinez come un attaccante in crisi. Vero è che non ha ancora segnato da metà agosto fino a oggi in quella che però per lui - a differenza della stragrande maggioranza dei colleghi - è ancora un’appendice dell’annata passata. Questo perché l’argentino, di fatto, non ha conosciuto vacanze addirittura andando in campo (e dal 1’...) a Marassi nella prima di campionato col Genoa senza aver nemmeno giocato un minuto in pre-campionato dopo essere tornato ad Appiano dalle ferie addirittura prima rispetto a quanto concordato.

Le sette fatiche di... Lautaro Martinez

Tra Inter e Nazionale argentina nella prima parte di 2024 è stato spremuto come un limone (31 presenze) e da qui a fine anno può arrivare potenzialmente a 61, considerato che la gara col Lecce l’ha saltata per un affaticamento agli adduttori. La sua straordinaria generosità lo porta a voler sempre giocare, anche quando (come a Monza) avrebbe dovuto rifiatare, perché reduce da due gare da titolare con l’Argentina e dalla trasvolata oceanica. E questo - ovviamente - non giova alla lucidità in zona gol. Da sempre Lautaro vive di eclissi sotto porta perché tende a innervosirsi a dismisura quando non riesce a segnare, però stavolta il problema è complessivo e riguarda un tour de force che ha pochi precedenti a latitudini nerazzurre perché, oltre a giocare sempre, vanno tenute in conto le pressioni che Lautaro ha dovuto sopportare in un’annata “in missione” per la conquista della 2ª stella e una Copa América vissuta come la “grande rivincita” dopo un Mondiale vinto ma non da attore protagonista.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Inter

Pincolini su Lautaro Martinez

La pratica è tra le mani di Simone Inzaghi e del suo staff e quanto sta accadendo suona come un film già visto per Vincenzo Pincolini, un’istituzione nel mondo dei preparatori atletici, oggi in Lettonia con Nicolato, ma con un curriculum ricco di soddisfazioni negli anni al Milan con Sacchi e Capello (5 scudetti, 3 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe Europee e 2 Intercontinentali), per non parlare delle campagne in Nazionale (Mondiali 1994-1998 ed Euro ‘96). "È importante che sia bravo lui, perché in queste situazioni bisogna andare a sentimento e quindi è fondamentale che il giocatore in questi periodi sia intelligente e abbia la sensibilità di capire che va gestito. Io faccio sempre l’esempio di chi deve mangiare con un cucchiaino piccolo: con un vissuto suo negli ultimi mesi sicuramente non puoi certo rimetterti a rifare la preparazione che si fa in estate, quindi servono dei piccoli allenamenti, dei grandi programmi di recupero, delle sollecitazioni - delle 'toccate' - sulla forza a seconda di dove lui si sente più bisognoso di lavorare". Nel migliore dei mondi possibile, l’ideale sarebbe tenere l’argentino a Milano nella prossima sosta, ma Pincolini è il primo a sapere che questa è un’ipotesi impraticabile: "Non lo puoi fare perché Lautaro è tanto importante per l’Inter quanto lo è per l’Argentina e tutti sanno quanto i sudamericani tengano a tornare a casa e a giocare per la maglia della loro nazionale. Certo, se avesse due settimane per allenarsi, questo porterebbe alla risoluzione del caso ma in questo calcio non hai mai questi periodi di pausa in cui, come accadeva una volta, lavoravi e riuscivi pure a recuperare andando a 'pulire il serbatoio' prima di rimetterci dentro benzina, alternando allenamenti specifici a quelli più generali. Il calcio oggi più di ogni altro sport assomiglia al tennis dove devi avere una condizione più che sufficiente per dieci-undici mesi e poi, all’interno di quel periodo, trovare dei momenti in cui riesci ad avere dei picchi di forma. Per quanto riguarda Lautaro quindi l’importante è ora avere la salute e ritrovare una buona condizione generale: poi i picchi arriveranno quando meno se lo aspetta".

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Capocannoniere dell’ultimo campionato con 24 gol e capocannoniere della Copa América con 5 centri (l’ultimo in finale con la Colombia). Risulta difficile, alla luce dei numeri dell’ultima stagione, definire Lautaro Martinez come un attaccante in crisi. Vero è che non ha ancora segnato da metà agosto fino a oggi in quella che però per lui - a differenza della stragrande maggioranza dei colleghi - è ancora un’appendice dell’annata passata. Questo perché l’argentino, di fatto, non ha conosciuto vacanze addirittura andando in campo (e dal 1’...) a Marassi nella prima di campionato col Genoa senza aver nemmeno giocato un minuto in pre-campionato dopo essere tornato ad Appiano dalle ferie addirittura prima rispetto a quanto concordato.

Le sette fatiche di... Lautaro Martinez

Tra Inter e Nazionale argentina nella prima parte di 2024 è stato spremuto come un limone (31 presenze) e da qui a fine anno può arrivare potenzialmente a 61, considerato che la gara col Lecce l’ha saltata per un affaticamento agli adduttori. La sua straordinaria generosità lo porta a voler sempre giocare, anche quando (come a Monza) avrebbe dovuto rifiatare, perché reduce da due gare da titolare con l’Argentina e dalla trasvolata oceanica. E questo - ovviamente - non giova alla lucidità in zona gol. Da sempre Lautaro vive di eclissi sotto porta perché tende a innervosirsi a dismisura quando non riesce a segnare, però stavolta il problema è complessivo e riguarda un tour de force che ha pochi precedenti a latitudini nerazzurre perché, oltre a giocare sempre, vanno tenute in conto le pressioni che Lautaro ha dovuto sopportare in un’annata “in missione” per la conquista della 2ª stella e una Copa América vissuta come la “grande rivincita” dopo un Mondiale vinto ma non da attore protagonista.

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