DOHA -«Vorrei conoscere Buffon». Bora Milutinovic appare come un miraggio nella festa dell’ambasciatore italiano a Doha. Vive qui, adesso, l’allenatore dei cinque Mondiali con cinque nazionali diverse: «Do qualche consiglio per il 2022», dice con un sorriso cinematografico che potrebbe appassionare Aurelio De Laurentiis, a pochi metri da lui, forse ignaro di quale sceneggiatura è la vita del tecnico serbo. Bora si guarda intorno, tira fuori una macchina digitale per farsi fotografare con chi gli sta simpatico (e soprattutto simpatica) e, per fortuna, inizia a raccontare. «La Juve? Devo qualcosa a questo club. Roba di Italia ‘90: ero a Mondovì in ritiro con la Costa Rica, la federazione non aveva i soldi per la terza maglia, che sarebbe dovuta essere bianconera a strisce verticali, come il “mio” Partizan. Chiamai la segretaria di Montezemolo, una donna magnifica, e lui mi fece contattare da Boniperti. Fu meraviglioso: mi fece arrivare 44 maglie bianconere e con quelle giocammo contro il Brasile. Mi ricordo, entrando nello stadio, che tutti gridavano: Juve! Juve!».
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