Zavarov, ex Juve, si ribella: «Non combatterò, voglio la pace»

Il no dell'ex bianconero alla guerra è deciso
Zavarov, ex Juve, si ribella: «Non combatterò, voglio la pace»

TORINO - (e.e.) Oleksandr Zavarov ha detto no. No ai combattimenti. No alla guerra fratricida che sta uccidendo anche i civili e sta distruggendo l'Ucraina orientale. A 53 anni, è nello staff della Nazionale che ha pure allenato per un paio di partite nella fase di transizione post Blokhin, ed è fra le 100.000 nuove reclute di età compresa tra i 25 e i 60 anni chiamate alle armi. Sposato con Olga e padre di due figli, l'ex fantasista della Juventus ('88-90) ha espresso chiaramente il suo pensiero: «Voglio dire solo una cosa - ha spiegato in tv -: non combatterò mai il Paese dove vivono la mia famiglia e i miei figli e dove sono seppelliti i miei avi. Voglio solo la pace». La coscrizione di Zavarov è stata confermata da Pavel Ternovoy, membro della Federazione calcistica di Kiev: «Posso ribadire che molti membri della Federcalcio ucraina - oltre 80 - sono stati richiamati alle armi, fra cui e Alexander Zavarov. C’è una guerra in corso. Ogni cittadino deve comprendere ciò che sta succedendo». Tra o richiamati c’è anche Yuriy Syvukha, ex portiere del Metalist Kharkov, una delle più popolari squadre ucraine anche ai tempi dell’Urss, e attualmente preparatore dei portieri della nazionale di Kiev. In realtà, ci sarebbe il cessate il fuoco, ma la tregua è a rischio. Zavarov in Italia era un buono che girava in Duna e guadagnava 2 milioni. E  a Torino viveva con Altobelli, grande amico che riempiva di... cavaiale. Lo abbiamo intervistato  alla vigilia di Shakhtar Donetsk-Juventus e lui, contento di parlare italiano, aveva raccontato con il sorriso la sua esperienza in bianconero, la stima per gli Agnelli, l'amicizia con gli ex compagni di squadra, tra questi Angelo Alessio, il vice di Antonio Conte. Uno di cuore, uno che giocava per l'Urss, dove ucraini e russi erano amici.

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