TORINO - Bombarolo, ma senza mandati di cattura, se non quello lanciato da Perin, caduto subito nel vuoto. Fanno il giro del mondo le immagini del bombazo di Tevez contro il Genoa. E sul web c’è chi la butta anche sull’ironia, tra fotomontaggi curiosi sulla tenuta della porta sotto la curva Sud: crollata, nella revisione caricaturale, dopo il golazo «glorioso» dell’Apache, come l’ha definito con enfasi un entusiasta redattore del Clarin, in Argentina. Agnelli provveda: controllare in tempo utile la solidità dei legni, please.
LA SEQUENZA - Scatto in area, doppio dribbling su De Maio e Bertolacci, posizione scomoda verso il fondo, prospettiva diagonale, quindi l’esplosione. Un vulcano che erutta. Una pentola a pressione che scoppia. Il tappo di una bottiglia di champagne che salta. Un colpo di cannone che sventra un muro. Il piede destro dell’argentino diventa in una frazione di secondo una micidiale catapulta. La palla sbatte sotto la traversa e s’infila con violenza sì inusitata, comunque misurabile. The day after, al missile di Tevez ha assegnato una carta d’identità Adriano Bacconi, l’esperto di tattiche calcistiche della Rai. Ha preso con le pinze le immagini del gol, le ha messe in provetta, ha agitato il tutto all’interno del software Viz Libero, prodotto da un’azienda norvegese, e ha tirato fuori le cifre di questo fenomeno naturale più unico che raro. Lo studio analitico della traiettoria e i conteggi sul rapporto spazio/ temporale, calati nel magico mondo degli algoritmi, hanno emesso il verdetto: 163 chilometri orari. Il che significa: podio mondiale, nella graduatoria dei tiri più forti e violenti nel calcio. Sulla cresta della velocità, Tevez balza al 3° posto. Il punto di caduta del suo bazooka. Che s’incastra all’interno di una classifica serissima, altroché. Elaborata dal quotidiano britannico Guardian, per primo. E che dopo qualche anno è diventata il piedistallo statistico per eccellenza per aggiornare gli eventi.

Filippo Cornacchia
Guido Vaciago
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LA SEQUENZA - Scatto in area, doppio dribbling su De Maio e Bertolacci, posizione scomoda verso il fondo, prospettiva diagonale, quindi l’esplosione. Un vulcano che erutta. Una pentola a pressione che scoppia. Il tappo di una bottiglia di champagne che salta. Un colpo di cannone che sventra un muro. Il piede destro dell’argentino diventa in una frazione di secondo una micidiale catapulta. La palla sbatte sotto la traversa e s’infila con violenza sì inusitata, comunque misurabile. The day after, al missile di Tevez ha assegnato una carta d’identità Adriano Bacconi, l’esperto di tattiche calcistiche della Rai. Ha preso con le pinze le immagini del gol, le ha messe in provetta, ha agitato il tutto all’interno del software Viz Libero, prodotto da un’azienda norvegese, e ha tirato fuori le cifre di questo fenomeno naturale più unico che raro. Lo studio analitico della traiettoria e i conteggi sul rapporto spazio/ temporale, calati nel magico mondo degli algoritmi, hanno emesso il verdetto: 163 chilometri orari. Il che significa: podio mondiale, nella graduatoria dei tiri più forti e violenti nel calcio. Sulla cresta della velocità, Tevez balza al 3° posto. Il punto di caduta del suo bazooka. Che s’incastra all’interno di una classifica serissima, altroché. Elaborata dal quotidiano britannico Guardian, per primo. E che dopo qualche anno è diventata il piedistallo statistico per eccellenza per aggiornare gli eventi.

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