TORINO - Novantanove anni fa moriva, combattendo sull’Isonzo, Enrico Canfari, ufficiale dell’esercito italiano e fondatore della Juventus, insieme al fratello Eugenio. L’annuncio della sua scomparsa venne data da “Hurrà Juventus”, il neonato bollettino bianconero, creato proprio per dare notizia degli juventini al fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Canfari era uno dei pionieri del calcio in Italia: meccanico, gestiva insieme a Eugenio un’officina in Corso Re Umberto al numero 42. Nacque lì la Juventus, in quelle stanze dove di giorno si riparavano le biciclette, le moto e le prime automobili e di sera si tenevano le riunione del club sportivo che riuniva, oltre ai fratelli Canfari, gli studenti del Liceo Classico Massimo D’Azeglio, poco distante. L’amicizia era nata sui primi campi da calcio, improvvisati nella vecchia piazza d’armi. E l’idea di fondare una società di calcio nacque al termine di una di quelle partite, mentre gli studenti e i due meccanici si riposavano su una panchina del corso. Enrico fu il secondo presidente della Juventus, succedendo al fratello Eugenio, e fu anche uno dei primi giocatori, districandosi in vari ruoli. Ma fu soprattutto uno storico, visto che è grazie a lui che abbiamo notizie dei primi anni del club bianconero.
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