TORINO - «Potevo giocare altri tre anni, invece mi sono dovuto ritirare. Quando ti fai sempre male, finisci per mollare un po’ mentalmente». Vincenzo Iaquinta ha detto basta ufficialmente nei mesi scorsi. A 35 anni, dopo un Mondiale vinto con l’Italia, 40 gol in 108 partite con la Juventus e una serie di infortuni diventati insopportabili.
C’è una cosa che non rifarebbe più?
«Dal Reggiolo all’Udinese, dalla Nazionale alla Juve, della mia carriera ripeterei tutto».
Davvero nessun rimpianto...
«In realtà uno ce l’ho: mi spiace non esser stato protagonista nella Juve di Conte. Una squadra con una mentalità straordinaria. Sono uscito di scena proprio sul più bello».
Conte, nel 2011-12, non l’ha utilizzata neanche un minuto.
«E’ vero, però stravedeva per me. Ricordo le parole che mi disse quell’estate: “Vincenzo, fammi vedere che sei quello che penso, poi convinco io la società a tenerti”. Purtroppo, però, mi infortunai».
Di nuovo fermo e di nuovo al centro di tante voci.
«Ne ho sentite di tutti i colori. Tutte falsità dette da gente invidiosa. Su internet scrivevano addirittura che mi stessi disintossicando. Una cattiveria assurda e senza senso che qualcuno aveva tirato fuori già ai tempi di Udine. Pazzesco, io in quei periodi soffrivo da matto perché ero infortunato».
Ma ha capito il motivo di così tanti guai fisici?
«Di sicuro, nel 2009, dopo l’operazione al ginocchio, si tentò di farmi rientrare troppo in fretta. Mi dissero di provarci troppo presto, avevo una gamba sottile come quella di mio figlio».
Che effetto le fa vedere Buffon e Pirlo, suoi compagni al Mondiale, ancora protagonisti assoluti?
«Parliamo di due fenomeni. Gigi è ancora il portiere più forte del mondo. Andrea è unico nel suo genere: ha talmente tanta classe che può continuare a giocare ancora per due o tre anni».
Con chi è rimasto in contatto del gruppo juventino?
«Marchisio è quello che sento più spesso».
Chi la incuriosisce di questa Juve?
«Tevez. Mi piacerebbe vedere che tipo è nello spogliatoio. In campo è fenomenale, giocare accanto a lui sarebbe stato fantastico».
Il compagno più estroso conosciuto in carriera?
«Forse Felipe Melo: un “matto”, buonissimo d’animo».
Meglio Morata o Llorente al centro dell’attacco di Allegri?
«Morata mi piace molto. Ma anche Llorente è un ottimo centravanti, in questo periodo deve solo trovare il gol per sbloccarsi».
Ha individuato un nuovo Iaquinta?
«E’ dura, perché io ero un attaccante atipico. Giocavo anche sulla fascia, nonostante i miei 190 centimetri d’altezza».
Un attaccante che vedrebbe bene nella Juve?
«Muriel. E’ un giocatore con qualità pazzesche, da grande club».
C’è una partita che le toglie ancora il sonno?
«Vorrei rigiocare la finale Mondiale».
Cioè?
«Sì, la vorrei rigiocare perché è stata l’emozione più grande della mia vita. Una serata pazzesca, ancora adesso mi vengono i brividi a pensare alla Coppa e alla festa negli spogliatoi».
C’è dell’altro?
«Un’altra partita che vorrei rigiocare, ma per il motivo opposto, è Juve-Chelsea di Champions. E’ un’eliminazione che mi brucia ancora».
Allegri erede di Conte: se lo aspettava?
«Sinceramente, no. Però la scelta è stata giusta. Rispetto ai tre anni di Conte è cambiato poco, mi sembra la stessa Juve aggressiva. Il fatto che i giocatori non abbiano avuto un calo è una conferma delle qualità di Allegri. E’ un allenatore che si fa rispettare».
Anche lei sta studiando da tecnico. A chi s’ispira?
«Voglio prendere il patentino e cominciare con i ragazzini. I miei modelli sono Spalletti, Lippi e Conte».
Un allenatore che avrebbe voluto avere?
«Mourinho, perché da fuori sembra un bel martello».
Scudetto: Juve o Roma?
«Difficile sbilanciarsi, ora. Sarà lotta a due fino alla fine».
I bianconeri dove possono arrivare in Champions?
«Spero il più lontano possibile. Nonostante la sconfitta contro l’Atletico Madrid, è tutto aperto».
C’è una cosa che non rifarebbe più?
«Dal Reggiolo all’Udinese, dalla Nazionale alla Juve, della mia carriera ripeterei tutto».
Davvero nessun rimpianto...
«In realtà uno ce l’ho: mi spiace non esser stato protagonista nella Juve di Conte. Una squadra con una mentalità straordinaria. Sono uscito di scena proprio sul più bello».
Conte, nel 2011-12, non l’ha utilizzata neanche un minuto.
«E’ vero, però stravedeva per me. Ricordo le parole che mi disse quell’estate: “Vincenzo, fammi vedere che sei quello che penso, poi convinco io la società a tenerti”. Purtroppo, però, mi infortunai».
Di nuovo fermo e di nuovo al centro di tante voci.
«Ne ho sentite di tutti i colori. Tutte falsità dette da gente invidiosa. Su internet scrivevano addirittura che mi stessi disintossicando. Una cattiveria assurda e senza senso che qualcuno aveva tirato fuori già ai tempi di Udine. Pazzesco, io in quei periodi soffrivo da matto perché ero infortunato».
Ma ha capito il motivo di così tanti guai fisici?
«Di sicuro, nel 2009, dopo l’operazione al ginocchio, si tentò di farmi rientrare troppo in fretta. Mi dissero di provarci troppo presto, avevo una gamba sottile come quella di mio figlio».
Che effetto le fa vedere Buffon e Pirlo, suoi compagni al Mondiale, ancora protagonisti assoluti?
«Parliamo di due fenomeni. Gigi è ancora il portiere più forte del mondo. Andrea è unico nel suo genere: ha talmente tanta classe che può continuare a giocare ancora per due o tre anni».
Con chi è rimasto in contatto del gruppo juventino?
«Marchisio è quello che sento più spesso».
Chi la incuriosisce di questa Juve?
«Tevez. Mi piacerebbe vedere che tipo è nello spogliatoio. In campo è fenomenale, giocare accanto a lui sarebbe stato fantastico».
Il compagno più estroso conosciuto in carriera?
«Forse Felipe Melo: un “matto”, buonissimo d’animo».
Meglio Morata o Llorente al centro dell’attacco di Allegri?
«Morata mi piace molto. Ma anche Llorente è un ottimo centravanti, in questo periodo deve solo trovare il gol per sbloccarsi».
Ha individuato un nuovo Iaquinta?
«E’ dura, perché io ero un attaccante atipico. Giocavo anche sulla fascia, nonostante i miei 190 centimetri d’altezza».
Un attaccante che vedrebbe bene nella Juve?
«Muriel. E’ un giocatore con qualità pazzesche, da grande club».
C’è una partita che le toglie ancora il sonno?
«Vorrei rigiocare la finale Mondiale».
Cioè?
«Sì, la vorrei rigiocare perché è stata l’emozione più grande della mia vita. Una serata pazzesca, ancora adesso mi vengono i brividi a pensare alla Coppa e alla festa negli spogliatoi».
C’è dell’altro?
«Un’altra partita che vorrei rigiocare, ma per il motivo opposto, è Juve-Chelsea di Champions. E’ un’eliminazione che mi brucia ancora».
Allegri erede di Conte: se lo aspettava?
«Sinceramente, no. Però la scelta è stata giusta. Rispetto ai tre anni di Conte è cambiato poco, mi sembra la stessa Juve aggressiva. Il fatto che i giocatori non abbiano avuto un calo è una conferma delle qualità di Allegri. E’ un allenatore che si fa rispettare».
Anche lei sta studiando da tecnico. A chi s’ispira?
«Voglio prendere il patentino e cominciare con i ragazzini. I miei modelli sono Spalletti, Lippi e Conte».
Un allenatore che avrebbe voluto avere?
«Mourinho, perché da fuori sembra un bel martello».
Scudetto: Juve o Roma?
«Difficile sbilanciarsi, ora. Sarà lotta a due fino alla fine».
I bianconeri dove possono arrivare in Champions?
«Spero il più lontano possibile. Nonostante la sconfitta contro l’Atletico Madrid, è tutto aperto».
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