TORINO - In fondo, Giovanni Trapattoni è stato il primo maestro juventino di Antonio Conte. C’è, insomma, un filo rosso che lega i due generali bianconeri che il destino fa incrociare di nuovo, in questa nuova stagione da record. Nel 1977, quando la prima Juventus del trentottenne Giovanni Trapattoni vinse lo scudetto con 51 punti (ovvero l’85% di quelli conquistabili all’epoca con i due punti a vittoria e il campionato a sedici squadre) e coronò l’annata con la conquista della Coppa Uefa nella leggendaria doppia finale con l’Athletic Bilbao, Antonio Conte aveva 8 anni ed era già tifosissimo della Juventus come suo papà Cosimino. Quella coppa e quello scudetto se li ricorda bene, come le immagini sbiadite che arrivavano via satellite dalla “Catedral de San Mamés”, dove sotto una specie di diluvio universale la Juventus alzava la Coppa Uefa. La stessa coppa che Conte alzò, primo trofeo della sua carriera di calciatore juventino, il 19 marzo 1993: sulla panchina c’era ancora lui, Trapattoni che nel frattempo aveva compiuto 54, ma aveva la stessa voglia di vincere. Ora l’allievo può superare il maestro. Perché neppure il Trap, feroce dominatore della fine degli Anni 70 e della prima metà degli 80, è mai riuscito a mettere tre scudetti uno in fila all’altro. Conte può riuscirci ed entrare nella storia, ma è anche a quatro partite dalla doppietta che nel 1977 segnò in modo trionfale la carriera di Trapattoni e l’inizio di un ciclo decennale che portò la Juventus a vincere tutto. L’accoppiata scudetto-Europa League può riportare indietro le lancette del tempo e innescare uno stuzzicante giochino di paralleli fra quei giocatori, consacrati dalla leggenda e quelli di adesso. Il calcio è cambiato troppo in 37 anni perché un ragionamento puramente tecnico possa essere coerente, ma esiste un parallelo fra quella Juve e questa, unite dalla stessa rabbia agonistica che travolgeva gli avversari, dalla stessa furiosa capacità di rimanere sul pezzo nell’estenuante testa a testa con il Torino, finito a 50 punti (risultato che avrebbe consentito di vincere tutti i campionati a sedici squadre, tranne quello), nell’approccio molto “italiano” all’Europa.Leggi l'articolo completo su
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