Boniperti, intervista esclusiva: «Juve senza limiti ma i conti si fanno alla fine»

Intervista esclusiva al presidentissimo che esalta i bianconeri di Conte: «Possono riscrivere la storia, ma lasciamoli tranquilli»
TORINO. «Glielo ripeto: lo scriva, mi raccomando. I conti si fanno...»....I conti si fanno solo alla fine. Lo scriviamo subito. Va bene? «Nello sport i conti si fanno alla fine, perché solo alla fine si tirano le vere somme. Le uniche che contano».

«Per la Juve vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». Conte rappresenta la nuova interpretazione di una delle sue frasi più celebri, Boniperti.
«E’ vero. Come allenatore sta facendo cose letteralmente meravigliose».

La sua è una Juventus senza limiti? In Italia sta dimostrando di non avere rivali. E non solo da questa stagione.
«Conte può raggiungere traguardi eccezionali con i suoi ragazzi. Sta lavorando benissimo da tanto tempo. E se continua così, i risultati non mancheranno».

Lo scudetto. E magari anche la Coppa Italia. O l’Europa League. E i record.
«Certo. Tutto è possibile, con una Juve così».

I conti si fanno alla fine, ma anche a metà strada l’aritmetica non è un’opinione. Con questa media punti la Juventus potrebbe persino toccare quota 100. Per l’esattezza, i bianconeri viaggiano a un ritmo da 103 punti finali.
«Quando le cose funzionano così bene, quando una squadra come la Juve compie imprese tanto incredibili, si può anche pensare di riscrivere la storia, di arrivare a raggiungere traguardi mai visti prima. Ma proprio per questo, adesso lasciamo tranquillo l’allenatore. Lasciamo tranquilli anche i giocatori».

Cioè?
«Voglio dire: lasciamoli lavorare. Lasciamoli andare avanti così. Poi, a fine campionato, si vedrà».

E’ esattamente ciò che invoca Conte. Anche dopo aver piallato la Roma: «Queste vittorie non devono illuderci né farci imborghesire. Se no...».
«Ha assolutamente ragione. Ha doppiamente ragione. Proprio perché la squadra sta facendo cose meravigliose. Per poter anche solo immaginare di arrivare al record dei 100 punti, come dice lei, o ad altri obiettivi fuori dal normale, c’è una sola regola. Combattere. Combattere sempre. Ogni minuto. In ogni partita. Sino alla fine. Sino all’ultimo secondo dell’ultimo incontro».

Una delle sue Juve più straordinarie, quella del 1977 con Trapattoni in panchina, salì fino alla soglia record dei 51 punti su 60 a disposizione. E davanti a un grande Toro, che si arrestò a 50.
«E’ vero. E anche in quegli anni tanto gloriosi io ripetevo: i conti si fanno solo alla fine, non bisogna mai rallentare, mai pensare di essere già arrivati al fondo. Questo è il mio insegnamento: lo pensavo, lo dicevo quando giocavo. E da presidente lo dettavo a tutti. Perché questa è la storia della Juve. E’ la storia della Juve a impartire questa lezione. E Conte si sta inserendo alla perfezione in questo solco. Basta sentirlo: quando dice che ogni partita deve essere preparata, giocata e vinta come se fosse una finale. La possibilità di raggiungere dei record pazzeschi e non solo di vincere uno scudetto si rispecchia in uno slogan: non fermarsi mai. Fame, umiltà, attaccamento alla maglia, unità. E sempre, sempre. Se no non arrivi a certi traguardi».

Un filotto di trionfi nel 2014 con record allegati può mitigare la delusione per l’eliminazione in Champions?
«Vi prego, non parliamo di questa storia. Basta e avanza ciò che ho detto. I conti si fanno alla fine. Lasciamoli lavorare. Una cosa sì, aggiungetela ancora: risultati come quelli che sta realizzando questa squadra fantastica contribuiscono a migliorare l’immagine e la storia della Juve. Dire di più è impossibile».


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