Serie A Juventus, Oreggia: «Ora viene il bello»

Il condirettore di Tuttosport: «Nessuno rievoca più lo spirito apache di Tevez, la cattiveria agonistica di Vidal e la classe di Pirlo»
Serie A Juventus, Oreggia: «Ora viene il bello»© ANSA

TORINO - Nessuno, forse pochissimi - in verità Agnelli e Allegri sì - anche nel periodo più down della Juventus, quando sbandava contro le neopromosse e le buscava da troppi, avrebbe scommesso un chewing-gum masticato sulla rimonta scudetto. Che, a metà campionato, con la conquista del secondo posto, a 2 punti dal Napoli campione d’inverno, può considerarsi realizzata. Dalla prossima domenica, cioè dalla trasferta di Udine, il primo avversario a bastonare i bianconeri nella gara d’esordio, si può dire che cominci un altro torneo. Qualcosa di vero, di intenso, di tostissimo. Il quinto scudetto di fila, che consegnerebbe questa squadra a una dimensione immortale, non è (più) un periodo ipotetico del sesto tipo. Non è (più) una bestemmia, per raccontarla con Sarri, un allenatore di pallone. Il Quinto è a portata della Juventus, una formazione dove (adesso) persino quell’Ufo di Hernanes riesce a rimediare una discreta figura schierato come vice-Marchisio, che a sua volta è l’erede tattico di Pirlo. Ora nessuno rievoca più lo spirito apache di Tevez, la cattiveria agonistica di Vidal, la classe di Pirlo medesimo. Ora i tifosi si lustrano gli occhi con una Juventus che si è riappropriata di se stessa dopo la sconfitta di Sassuolo, allorché i senatori hanno preso in mano la situazione e coinvolto nei loro ragionamenti l’allenatore. Che, fino ad allora, aveva tentato di battere piste alternative, dal trequartista al tridente. Il 3-5-2 è la formula magica di tante vittorie, compresa quella conto la Samp, la nona consecutiva, anche se dopo i gol di Pogba e Khedira, dopo una gestione troppo allegra del doppio vantaggio e la rete di Cassano (bravo, bravissimo), è stato Chiellini a salvare la baracca all’ultimo istante, sull’ultimo assalto, con un intervento che vale un gol perché ha evitato il gol del pareggio doriano. Allegri non ha lanciato il cappotto ma nello spogliatoio sono volati gli stracci. Le grandi squadre vincono proprio così, cercando il pelo nell’uovo senza pietà.

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