Juve, Pecoraro: «Intercettazione? Non si parla di Agnelli»

Il procuratore della Figc: «Da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero». In Antimafia presto anche i dirigenti di Roma, Napoli, Inter, Milan e Lazio
Juve, Pecoraro: «Intercettazione? Non si parla di Agnelli»

TORINO - «Al di la delle intercettazioni, io mi occupo della gestione dei biglietti e abbonamenti. Se c'è in questa gestione una permeabilità della dirigenza juventina questa non riguarda me ma la Commissione Antimafia e la procura. Una cosa è certa: i biglietti sono stati distribuiti anche a persone legate alla criminalità. Tra chi dominava nel bagarinaggio degli abbonamenti e dei biglietti, e si parla di una cifra alta, c'era anche Dominello». Lo ha detto il procuratore Figc, Giuseppe Pecoraro, in audizione all'Antimafia. «Sono qui per integrare quanto detto il 7 marzo scorso. E anche nella speranza di chiudere le polemiche susseguite dopo quella data e di bloccare un processo mediatico inopportuno che non fa bene né alla giustizia sportiva né a quella ordinaria». Lo dice il procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, all'audizione in commissione Antimafia riferendosi all'accusa di presunte connessioni tra il presidente bianconero, Andrea Agnelli, e la 'Ndrangheta, formulata dal suo ufficio nel deferimento sportivo il cui processo è previsto il 26 maggio. Nel passare a illustrare le intercettazioni oggetto del deferimento, Pecoraro ha quindi specificato ai componenti della commissione che «il tribunale federale nazionale della Figc e, in secondo grado, la Corte d'appello federale "valuteranno se le mie interpretazioni saranno accoglibili o meno. La procura federale - ha concluso Pecoraro - si è basata solo su atti dell'inchiesta 'Alto Piemontè e tengo a specificare che ciò che può non essere rilevante per giustizia ordinaria lo può essere per sportiva».

I MOTIVI DEL DEFERIMENTO -  "I motivi del deferimento sono vari: l'articolo 12 del Codice di giustizia sportiva dice che non è possibile il bagarinaggio, è un articolo preciso". Così il procuratore della Figc Giuseppe Pecoraro davanti all'Antimafia sul caso Juventus. "Della gestione dei biglietti era a conoscenza anche Agnelli". "La responsabilità è in primo luogo del presidente della società che era consapevole o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti. C'è una responsabilità diretta e una indiretta per essere rappresentante legale della società. A noi interessa la condotta antisportiva e di slealtà, questo concetto è nel Codice sportivo: un dirigente non può avere un certo tipo di comportamento", ha proseguito Pecoraro. Sugli aspetti della consapevolezza o meno, "a noi interessa che i biglietti siano stati venduti da parte di soggetti malavitosi, c'è un interrogatorio dove si parla di fondi non solo per la famiglia ma anche per quelle dei detenuti".

INTERCETTAZIONE - "L'intercettazione di cui si è parlato l'altra volta (fra D'Angelo e Calvo dell'agosto 2016, ndr), su cui sono state dette tante cose, è un'interpretazione che è stata data. Noi abbiamo dato una certa interpretazione, perché da quella frase sembrava ci fosse una certa confidenza" fra Agnelli e Dominello, "ma probabilmente era del pm quella frase. Anzi, da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero". Lo ha affermato Giuseppe Pecoraro, procuratore federale Figc, in audizione in Commissione Antimafia.

 Il procuratore Figc Pecoraro si riferisce in particolare alla frase, che non sarebbe contenuta negli atti ufficiali dell'inchiesta Alto Piemonte in cui si legge: "Hanno arrestato due fratelli di Rocco (Dominello, ndr). Lui è incensurato. Noi parliamo con lui". A seguito delle osservazioni di alcuni componenti dell'Antimafia, Pecoraro ha precisato che alla conversazione non avrebbe partecipato il presidente Agnelli bensì sarebbe intercorsa tra l'ex capo del marketing Francesco Calvo e il security manager bianconero, Alessandro D'Angelo. 

LA SMENTITA -  "Il nostro ufficio si è limitato alla trasmissione degli atti richiesti dalla procura federale, senza esprimere alcuna interpretazione al riguardo". Lo afferma Armando Spataro, procuratore capo a Torino, in replica a quanto riportato dall'ANSA in merito a una dichiarazione del procuratore Figc ("probabilmente era del pm quella frase") Giuseppe Pecoraro in commissione Antimafia. Spataro dichiara che "la Procura smentisce" le affermazioni attribuite a Pecoraro "circa una asserita interpretazione fornita dal pubblico ministero ad intercettazioni in atti, evidenziando che l'ufficio si è limitato alla trasmissione degli atti richiesti dalla Procura Federale, senza esprimere alcuna interpretazione al riguardo, ciò in particolare rispetto alle conversazioni intercettate nell'estate del 2016, dunque dopo la esecuzione della ordinanza cautelare avvenuta in data 1/o luglio 2016". "Le sole valutazioni attribuibili all'ufficio di Torino - conclude Spataro - sono quelle espresse dai pm nelle sedi istituzionali, quali l'audizione in Commissione antimafia, e in precedenza nei provvedimenti presenti al fascicolo".

AGNELLI - "Le parole vanno misurate, lei non deve sostenere assolutamente che io abbia affiancato il presidente Agnelli alla 'Ndrangheta. Altrimenti avrei usurpato i ruoli della giustizia ordinaria". Lo dice il procuratore della Figc in risposta al senatore Stefano Esposito della commissione antimafia che gli chiedeva un chiarimento definitivo sulla questione relativa al deferimento emesso dalla procura Figc all'indirizzo del numero uno della Juventus, Andrea Agnelli, per la gestione dei biglietti e le presunte connessioni con la criminalità organizzata. Tuttavia, Pecoraro insiste su un punto: "Io non posso escludere che Agnelli fosse a conoscenza dell'estrazione di Rocco Dominello. Questo per me è un indizio". In un altro passaggio, il pm federale si è detto "convinto da una serie di dati che l'incontro tra Agneli e Dominello c'è stato".

BINDI - "A noi basta e avanza sapere che le mafie in Italia arrivano persino alla Juve, questo è chiaro". Lo ha detto la presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi, durante l'audizione del procuratore Figc, Giuseppe Pecoraro. Bindi poi ha aggiunto: "Voglio sia chiaro un punto dopo le affermazioni che fa il procuratore in riferimento a quella telefonata (al centro delle polemiche, ndr): Pecoraro ammette oggi che in quella telefonata non si sta parlando del presidente della Juve Andrea Agnelli. Voglio che sia chiarito tale aspetto".

CONVOCAZIONI - I primi di maggio verrà ascoltato in Antimafia il presidente della Juventus Andrea Agnelli. Lo ha detto ai giornalisti il coordinatore del comitato Mafia e Sport della Commissione parlamentare antimafia, Marco Di Lello. Di Lello ha detto che entro l'estate l'indagine verrà conclusa e che verranno convocati anche il capo della Polizia Gabrielli e il presidente della Federcalcio Tavecchio. Previste anche le audizioni dei presidenti delle Leghe di serie A e B quando saranno eletti e, oltre alla Juve, i dirigenti responsabili dei club di Crotone, Genoa, Lazio, Inter, Milan, Napoli e Roma. Martedì prossimo, infine, è il turno della Dda di Napoli, dottoressa Enrica Parascandolo.

ESPOSITO - "Prendo atto che la giustizia sportiva funziona sulla base dell'interpretazione, del sospetto, meno male non sono un tesserato Figc: si può essere oggetto di un procedimento sulla base di interpretazioni rimasticate di quanto ha fatto la giustizia penale...". Così il senatore del Pd Stefano Esposito, componente della Commissione Antimafia, che era stato tra coloro che avevano chiesto la desecretazione dell'audizione del procuratore della Figc Pecoraro del 7 marzo scorso. "Non so se c'è stato un dietrofront, faccia lei le interpretazioni che ritiene", ha detto infine Esposito, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva se il procuratore Pecoraro oggi, avesse fatto una sorta di dietrofront rispetto alle affermazioni fatte un mese fa davanti all'Antimafia sul caso Juventus.

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