Agnelli, la volpe e l'uva

L'editoriale del Direttore Paolo De Paola questa mattina in edicola sulla prima pagina di Tuttosport
Agnelli, la volpe e l'uva© www.imagephotoagency.it

TORINO - Noi non chiediamo le scuse di nessuno. Così come non suggeriamo ad alcuno di farsi da parte. Nella vita si sbaglia. Soprattutto quando si cercano colpevoli o si emettono frettolose sentenze. Abbiamo un nome, quello di Michele Uva, direttore generale della Federcalcio che da ieri è diventato membro dell’Esecutivo Uefa. Una persona competente che rappresenta l’Italia in un organismo di prestigio. Si era permesso di affermare che l’inchiesta sulla Juve per i biglietti era gonfiata da un effetto mediatico. Aveva ragione. Tutti a caccia del meraviglioso capro espiatorio o dell’agnello sacrificale. In questo caso un Agnelli. Ma il capro, anzi l’Agnelli, non c’entra nulla perché la madre di tutte le intercettazioni è sparita, evaporata, a tal punto inesistente da costringere la Bindi ad affermare: «Pecoraro ammette oggi che non c’è stata telefonata che coinvolga direttamente Agnelli». Perché il vero titolo della giornata è questo e non che «le mafie sono capaci di arrivare fino alla Juve».

Che le mafie arrivino ovunque, dal potere politico a quello finanziario, non è purtroppo un mistero, così come siano inserite in molte tifoserie (ben lo sanno da anni le forze di polizia). Vale la pena di sottolineare che l’inchiesta di Spataro, Procuratore capo di Torino, ha escluso qualunque coinvolgimento di dirigenti della Juve. Qui si parla di biglietti e di un malcostume indotto che evidentemente non può essere limitato a una sola società. Giusto quindi che la commissione Antimafia abbia allargato il raggio d’azione anche ad altri club e alle forze dell’ordine. Solo per avere un quadro più chiaro. In questa vicenda purtroppo, nel bene e nel male, c’è uno spaccato del nostro Paese. Nella commissione Antimafia c’è chi ha fatto bella mostra di sé dietro una sciarpa con una scritta oscena (effetto mediatico). Ieri abbiamo assistito alla sconfessione della “intercettazione” che avrebbe dovuto coinvolgere Agnelli (con eventuale, indubbio, effetto mediatico) e invece si è scoperto che l’intercettazione semplicemente «non esiste». Si è parlato di «interpretazione degli atti della Procura di Torino» e nel pomeriggio è arrivata puntuale la smentita del procuratore Spataro che ha precisato di «non aver espresso alcuna interpretazione al riguardo». Insomma, sgonfiato l’effetto mediatico attorno al nome di Agnelli, della Juve e di qualche folcloristico tifoso, che resta di questa vicenda? Liberi di pensarla come volete...

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