© Marco Canoniero
TORINO - In soldoni. Persino in un periodo di crisi varie e nefaste congiunture economiche in cui parole come maxi-stipendi, vitalizi, pensioni d’oro finiscono per suscitare (sacrosanti) malumori al cospetto di chi vive la vita “reale”... Beh, in un periodo così, capita che pure la recente notizia del faraonico rinnovo contrattuale di Paulo Dybala non urti la suscettibilità di noi semplice popolino. Senza manco il bisogno di scomodare le solite frasi, trite, su squilibri sociali - volendo stare sull’antropologico - o - più banalmente, e calcisticamente - su confronti con altri campioni del pallone ritenuti più o meno incisivi e meritevoli. Nient’affatto.
Dybala sta dimostrando giorno dopo giorno di meritarla davvero una vagonata di soldi (che noi umani non possiamo neanche immaginare). Perché gioca come pochissimi al mondo e si permette pure il lusso di segnare una doppietta al Barcellona (e poi fare gli straordinari e stringere i denti pur d’esser protagonista anche nel ritorno). Ma anche e soprattutto perché, pure fuori dal campo, Paulo da Laguna Larga continua ad inanellare colpi da fuoriclasse di vita che te lo fanno guardare con ammirazione e rispetto.
La Pasqua passata in un ospedale pediatrico - e non è la prima volta - vale o no quanto una doppietta in Champions? E che dire degli altri spettacolari “gol” come la telefonata ai bimbi sopravvissuti alla catastrofe del Rigopiano; la consegna di coperte ai senzatetto torinesi in inverno; le attrezzature regalate alla squadra calcistica giovanile della città d’origine, oggetto di furti e messa in ginocchio... Roba da capocannoniere di solidarietà, appunto. Nonché, roba da vero e proprio esempio da additare a giovani e nuove generazioni. Anche perché stiamo parlando d’un ragazzo poco più che ventenne, mica d’un vecchio saggio che ha già masticato il mondo in tutte le sue sfaccettature. Dunque bene così: se il valore va a braccetto con i valori...