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TORINO - Guarda la foto, osserva i calzettoni: non è da questi particolari che si giudica un calciatore, d’accordo, ma per chi ha vissuto anche solo in fotografia la vita e le (immense) opere di Omar Enrique Sivori fa effetto osservare che Paulo Dybala li abbassa allo stesso modo. I regolamenti gli impongono il parastinchi, altrimenti l’argentino imiterebbe fino in fondo il connazionale di cui ha sbirciato qualche spezzone su Youtube, facendosi raccontare tutto quello che poteva. Paulo e Omar uniscono le generazioni: nonni e nipoti bianconeri si stringono intorno alla storia della Juventus, quella scritta cinquant’anni fa dal genio assassino del Cabezon e quella che la Joya sta scrivendo in presa diretta, nel pieno di un ciclo che va oltre la leggenda. I più giovani, tra cinqunt’anni, si troveranno nella posizione dei loro nonni, a raccontare ai loro nipoti di quando quel fenomenale argentino aveva fatto sognare lo Stadium e milioni di tifosi. Avranno un vantaggio in più, ai tempi di Sivori non c’era Sky e per raccontarlo serve più fantasia che filmati. Eppure la poesia è sempre la stessa. Sivori era il preferito dell’Avvocato ed era stato acquistato dal fratello Umberto, il papà di Andrea, a un prezzo folle, con il quale il River riuscì a costruire un’intera tribuna del Monumental. Ma in quel momento il Dottore voleva riportare la Juventus ai fasti di un tempo e rendere orgoglioso l’immenso popolo bianconero. Ci riuscì in pieno: quella Juventus, nella quale era arrivato anche il gigantesco e prolifico centravanti Charles (Higuain?), vinse tre scudetti e riuscì, prima nel mondo, a espugnare il Santiago Bernabeu del terribile Real proprio con un gol di Sivori, per l’occasione vestito di nero e guizzante come non mai. Mezzo secolo dopo, il passato si intreccia con il presente: Sivori è un punto di riferimento per Dybala, che con la maglia numero dieci può allungare una favola, di quelle che i nonni raccontano ai nipoti prima di spegnere la luce