Juventus, diritti (e doveri) d'immagine: quanti intrighi!

Il Real ideò la clausola Figo, il Napoli vuole il 100% la Juve valuta caso per caso
Juventus, diritti (e doveri) d'immagine: quanti intrighi!© Marco Canoniero

TORINO - Al Real Madrid c’è la “Clausola Figo”, nel Psg vige invece la regola dell’assoluta libertà mentre il Napoli si muove agli antipodi con l’obbligo al 100%. Parliamo dei diritti di immagine dei giocatori, un capitolo che sta assumendo sempre più importanza nelle trattative per l’ingaggio dei calciatori o per il rinnovo dei contratti. Nell’ordinamento giuridico italiano viene riconosciuto il cosiddetto “right of publicity”, in base al quale ogni individuo ha diritto al controllo dello sfruttamento del proprio nome e della propria immagine e al profitto che ne può ricavare. Così i giocatori, se per utilizzare la divisa ufficiale, il materiale tecnico ed il logo del proprio club hanno bisogno dell’autorizzazione della stessa società, che tutela i propri diritti di marchio, possono invece utilizzare liberamente per fini di lucro la propria immagine “in borghese” accostandola ad uno o più marchi. Ovviamente per i calciatori più famosi lo sfruttamento dei diritti di immagine, se ben gestito, può portare a notevoli guadagni. Tanto più che, mentre lo stipendio deve sottostare alla legislazione della tassazione nel Paese in cui giocano, i diritti d’immagine possono essere affidati ad agenzie straniere per usufruire di una tassazione conveniente al fine di aumentare le entrate.

IL CASO REAL - Una delle prime società a capire l’importanza dello sfruttamento dei diritti di immagine è stato il Real Madrid, che già nel 2000 ha inserito nel contratto di Luis Figo una clausola in base alla quale metà degli introiti dai diritti d’immagine del portoghese sarebbero andati al club, vale a dire quasi 2 milioni di euro dai soldi che Figo percepiva dalla Coca Cola. Questa clausola (proventi da diritti di immagine divisi al 50% tra società e giocatore) è stata poi mantenuta negli anni successivi, con alcune deroghe come nel caso di Cristiano Ronaldo, che cede il 60% dei propri guadagni dai diritti d’immagine al club (in cambio ovviamente di un sostanzioso indennizzo) o di Gareth Bale, che versa invece soltanto il 40% al Real. Il club di Florentino Perez ritiene che il giocatore acquistato dal Real guadagna molto dal suo militare in un club così prestigioso ma allo stesso modo il club trae benefici dall’avere acquistato un campione.

LA REGOLA PARTENOPEA - Questi contratti, in cui il calciatore cede dietro un congruo gruzzoletto l’uso della propria immagine e dunque parte dei proventi che ne derivano, sono la regola nella Bundesliga, ma anche in Premier ci sono club, come Arsenal e Manchester United, che considerano i diritti d’immagine dei giocatori come una parte del loro contratto. Esistono poi società che applicano regole estreme: il Psg, per esempio, non rivendica alcun diritto dai calciatori e lascia quegli introiti a loro completa disposizione, per buona pace di Neymar che non dovrà cedere nulla delle sue ricche sponsorizzazioni. Il Napoli invece li vuole tutti per sé e spesso il principio è diventato un motivo di attrito nelle trattative, facendole a volte saltare (come nel caso di Astori). L’unica deroga concessa da Aurelio De Laurientiis, con una suddivisione del 50%, è stata fatta per Rafa Benitez, Pepe Reina e Gonzalo Higuain.

CASO DYBALA - Approdato alla Juventus, il Pipita ha avuto invece libertà nella gestione della propria immagine: in casa bianconera non esiste infatti una regola ferrea ma i “right of publicity” vengono [...]

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