© Juventus FC via Getty Images
TORINO - Non bastano la meticolosa attenzione e l'approfondita conoscenza del proprio corpo per spiegare come Cristiano Ronaldo sia diventato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Ma è anche e soprattutto da questi dettagli – tutt'altro che secondari – che si intuisce la grandezza del personaggio. E il penta Pallone d'Oro ne ha dato saggio una volta di più questa settimana, nella sfortunata coincidenza dell'infortunio patito con la Nazionale: «Nel giro di due settimane al massimo sarò a posto», la ferma auto-diagnosi a caldo dopo la conclusione di Portogallo-Serbia. Una tesi che a quanto sta filtrando dagli ambienti bianconeri, dovrebbe tendenzialmente essere confermata di giorno in giorno lasciando spazio alle speranze più ottimistiche dei tifosi, bramosi di vedere il portoghese in campo contro l’Ajax. Ieri CR7 si è presentato al J Medical e vi ha trascorso poco più di tre ore tra un rapido controllo e i primi lavori propedeutici al recupero. Per la precisione: ha varcato i cancelli della Continassa alle 10:03 e ha abbandonato lo Juventus Training Center alle 13:37.
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Nel mezzo, appunto, un confronto con i dottori della società per concordare le terapie del caso e per ipotizzare una tabella di marcia per il rientro, nella quale le date del 10 e del 16 aprile (quarti di finale di Champions League contro l'Ajax) sono segnate con un bel circolino rosso. E se per la gara di ritorno filtra grande ottimismo, per quella d'andata ad Amsterdam lo scenario un pochino più nebuloso. Tra l'inevitabile prudenza dello staff medico bianconero e la smania che alimenta l'ambizione di CR7. Uno che non vorrebbe saltare un solo minuto in campionato, figurarsi quando nell'aria risuona quella musichetta.
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