Allegri, il quinquennio di platino

Allegri, il quinquennio di platino© Marco Canoniero

TORINO - E’ epocale la svolta impressa dalla Juve e l’aggettivo non suoni improprio. Se d’oro era stato il quinquennio 1930-’35, di platino è il quinquennio di Massimiliano Allegri scandito da 5 scudetti, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe di Lega, 2 finali di Champions League e una martellante sequenza di primati. Bisogna rimarcarlo, forte e chiaro: per i critici sinceri del Grande Livornese che il diritto di disaccordo hanno esercitato con civiltà e correttezza; per i conigli cialtroni, rintanati in alcune fogne a cielo aperto del web, dalle quali Allegri ha giustamente staccato la spina. Per decenni si è parlato dell’epopea bianconera di Carcano il quale, peraltro, venne giubilato nell’autunno del ’34 e non potè apporre il proprio autografo in calce al quinto tricolore consecutivo.

Per decenni si parlerà dell’Era di Allegri, dei campioni e dei titoli che egli ha vinto, cambiando sovente gli interpreti di uno spartito che in Italia è risultato insuperabile e in Europa ha sfiorato per due volte la sublimazione. Ieri, su queste colonne, Tony Damascelli ha tratteggiato da par suo il surreale mistero buffo protrattosi per un mese in casa Juve, prima di trovare il suo epilogo. E davvero surreale è risultato il balletto di illazioni, congetture, incontri annunciati, rinviati, mai tenuti sino a tre giorni fa: una tela di Penelope tessuta di giorno e disfatta la notte, con inopinata tenacia. Qui, però, s’impone l’elogio di Allegri, per il lavoro suo e dei suoi collaboratori; per i risultati che ha ottenuto e per la capacità di farsi concavo quando gli avversari erano convessi, convessi quando erano concavi. Mettendoci sempre la faccia, nei momenti di gloria e nelle notti amare di Berlino e di Cardiff.

Oltre le disquisizioni tecnico-tattiche, sempre benvenute quando non logorroiche o per partito preso, c’è una bacheca e ci sono numeri che schiacciano le parole. Il Sole 24 Ore li ha snocciolati: quando Max si è seduto sulla panchina della Juve, il club fatturava poco meno di 280 milioni di euro; oggi, Allegri lascia una società che, anche grazie ai suoi exploit sul campo, ha ampiamente superato la soglia dei 400 milioni di ricavi. Senza le plusvalenze da calciomercato, al 30 giugno prossimo potrebbero toccare i 470-480 milioni; senza dimenticare il fatturato record 2017 (411,5 milioni), i ricavi record della Champions 2017 (110,4 milioni), i 400 milioni di plusvalenze fra il 2015 e il 2019. Chiunque ne prenderà il posto dovrà avere spalle larghe per portare il peso della sua eredità. Preziosa come il platino. 

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