Ma Dybala non è certo una vittima

Il comportamento dell’argentino non è stato in linea col suo valore
Ma Dybala non è certo una vittima© Marco Canoniero

Per Maurizio Zamparini valeva Leo Messi. Per i nostalgici e romantici tifosi bianconeri, era il figlio di Omar Sivori. Totale: dopo anni cinque non si sa bene che cosa sia Paulo Dybala. O meglio, di lui si riconoscono talento e arte del tocco di palla, dribbling e opportunismo d’area ma non bastano per farne un campione. Un progetto di fuoriclasse, un sogno, un’ispirazione ma al momento del salto finale, della maturazione, della conferma, Paulo Dybala è finito nelle nebbie, con l’alibi di un sacrificio tattico impostogli da Allegri. Non è la verità, non è tutta la verità. Perché Dybala, con l’arrivo di Ronaldo, invece di aumentare il proprio impegno, di imitare la maniacale attitudine al lavoro del portoghese, ha incominciato a guardarsi allo specchio, ritenendo di poter vivere di rendita lasciando ad altri, anzi all’altro, peso e responsabilità del gioco e del gol.

Se ripensiamo alle parole di Nedved, se riguardiamo certi allenamenti, è facile dedurre che il comportamento di Dybala non sia stato in linea con il suo valore effettivo. Attorniato da parenti serpenti ha pensato di poter sfruttare al massimo, con il minimo sforzo, il proprio casato e così si è comportato anche in queste ultime giornate di mercato che lo hanno visto coinvolto. Ha preso a fare i capricci, furbettando sulle richieste contrattuali, esigendo cifre che non rientrano in alcuna logica imprenditoriale. Nessuno discute Dybala fantasista ma la fantasia deve servire al risultato. Il suo dribbling caracollante, i suoi tiri a rete, perfidi e perfetti, sono memoria forte per chi ama il football giocato e non quello disegnato sulle lavagne.

Due anni fa Dybala era il futuro, oggi è il passato. Non voglio offendere o essere interpretato come blasfemo ma questo Dybala ricorda l’ultimo Alessandro Del Piero, fenomeno assoluto che però riteneva di sfruttare la propria immagine passata con richieste non gradite alla proprietà, al punto che l’epilogo di una storia grandiosa fu bizzarro. Il popolo juventino si divide su Dybala, urla per la sua cessione ma non fa i conti che invece il club deve osservare. È vero anche che la Juventus avrebbe dovuto, per esperienza, prima vendere e poi passare al reparto acquisti ma tant’è, ormai il fatto è avvenuto.

Dybala lascia buona memoria più per l’affetto e i sogni che ha regalato che per la sostanza di quest’ultima stagione, trascorsa all’ombra di se stesso. I calciatori passano, la Juventus resta. Questo va spiegato a tutti, allenatori, procuratori e atleti. Verrà il giorno dei rimpianti, come accadde con Henry, malissimo impiegato all’ala da Ancelotti, ma quelli erano tempi di vacche grasse. Oggi si deve fare di necessità virtù. Dybala andrà a prendere un sacco di denari altrove. Ma a Torino non ha sofferto la fame, anzi gli sono stati garantiti caviale e champagne. Non bastano, meglio frignare e fingere di essere vittime di cattivi padroni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Juve, i migliori video