TORINO - La tripla A in finanza indica il massimo grado di affidabilità: e proprio su tre A la Juventus lavorerà per acquisire affidabilità sui calci piazzati, per la cui mancanza stava per perdere due punti con il Napoli e li ha persi davvero con l’Atletico Madrid. Tre A indicate da Sarri dopo il 2-2 del Wanda Metropolitano: «Aggressività, attenzione, applicazione». Tre A che saranno il principio ispiratore della full immersion di lavoro che aspetta i bianconeri, attesi da esercitazioni intensive sui calci piazzati, perché a Sarri, maniacale nel curare queste situazioni, non è andato affatto giù vedersi sfuggire la vittoria come è successo mercoledì sera: «Siamo stati leggeri in situazioni prevedibili e ci è costato il risultato: dobbiamo lavorare e risolvere questo problema, perché è troppo penalizzante concedere quattro gol in due partite su palla ferma».
Attenzione e applicazione
A farlo arrabbiare è stata soprattutto la prima rete, quella di Savic. «La palla era lentissima e dava tutto il tempo di intervenire». I giocatori bianconeri però erano piazzati male dall’inizio, disallineati al momento della battuta della punizione da trequarti campo da cui nasce la rete: attenzione e applicazione. Manca poi forse un po’ di aggressività a Bonucci, che è vicino a Danilo e avrebbe magari potuto soccorrerlo nel duello impari con Gimenez, andando incontro alla palla. Ma mancano soprattutto di nuovo attenzione e applicazione in De Ligt e specialmente in Bentancur e Alex Sandro (specialmente in loro perché avevano anche il riferimento visivo dell’avversario, Savic che segnerà, a stimolarli nel movimento): quando Gimenez fa la torre, i difendenti bianconeri dovrebbero essere in linea tra loro e con la palla, tra Savic e la porta, in modo da poterlo anticipare. Invece sono tutti rimasti indietro.
Aggressività
Sulla seconda rete a fare difetto è soprattutto l’aggressività. Sul calcio d’angolo i bianconeri sono piazzati abbastanza bene: il guaio è che lo restano anche dopo che la palla è partita. Marcando a zona è necessario capire il punto in cui il pallone arriverà all’altezza di essere colpito e chi copre quel punto deve andare incontro alla palla per anticipare i rivali. Chiaro che poi l’avversario può saltare più in alto, o arrivare una frazione di secondo prima, o spostare fisicamente il difensore e segnare lo stesso: questo può avvenire anche marcando a uomo. Il problema nel secondo gol dell’Atletico è che sul pallone si avventano ben due giocatori di Simeone, Herrera che segna e Gimenez, ma nessuno degli uomini di Sarri.
Si lavora, non si cambia
Atteggiamenti sbagliati su cui il tecnico bianconero lavorerà con grande insistenza da subito. Non che non lo abbia fatto finora, ma evidentemente è necessario un surplus di esercitazioni e di richiami alla massima attenzione e alla massima reattività. I giocatori bianconeri, e De Ligt all’Ajax, in certe situazioni erano abituati a marcare a uomo e che servisse un po’ di tempo per adattarsi era preventivabile. Ora però è il momento di svoltare. Non è il momento, invece, di cambiare. «Il luogo comune - ha detto Sarri parlando delle difficoltà di mercoledì - è passare a uomo, ma se siamo passivi lo siamo anche a uomo». E ha sottolineato un aspetto regolamentare che lo rafforza nella sua convinzione: «Con quello che sto vedendo nelle revisioni al Var, marcare a uomo diventa anche pericoloso perché i contatti sono inevitabili». Già, perché se la marcatura a zona consente ai saltatori di prendere slancio con minor disturbo, il controllo dell’avversario senza ricorrere ad alcun contatto (mentre magari chi attacca si aiuta perché rischia meno) è piuttosto complicato. Non si tratta di sistema giusto o sbagliato. Si tratta di interpretare bene quello che si adotta: cosa che la Juventus deve iniziare a fare al più presto.