Juve, c'è Rabiot sotto l'albero

In crescita tra Leverkusen e Udinese, stasera a Marassi è candidato alla terza partita consecutiva da titolare. «Ha bisogno di giocare», spiega Sarri che lo sta portando verso il top: un regalo di Natale per la Juve del 2020
Juve, c'è Rabiot sotto l'albero© www.imagephotoagency.it

Il vero Adrien Rabiot sotto l’albero di Natale, quel giocatore che il Paris Saint-Germain ha fatto di tutto per non perdere a parametro zero e che Barcellona, Manchester United, Tottenham e Real Madrid avevano conteso alla Juventus fino all’inizio della scorsa estate, quando il francese scelse il bianconero. Un regalo che Maurizio Sarri sta scartando con convinzione in queste ultime partite che precedono la sosta invernale, perché la Juventus possa goderselo nel pieno delle sue qualità nella seconda parte della stagione, quella più importante.

Intoppi

E’ rimasto incartato a lungo nei problemi di ambientamento in un nuovo club e in una nuova nazione, Adrien Rabiot, imballato dalla forzata inattività della scorsa stagione, quando il Paris Saint-Germain lo aveva messo fuori rosa proprio a dicembre. Una ruggine che non si era vista durante il precampionato, quando anzi il centrocampista francese, tenendo conto delle classiche difficoltà di qualsiasi calciatore durante la preparazione, aveva lasciato ottime impressioni, brillando da vice Pjanic durante la tournée asiatica e sfiorando un gran gol dalla distanza contro l’Atletico Madrid nell’ultima amichevole di spessore prima dell’inizio della stagione, rete negatagli solo dal palo. La ruggine è invece affiorata dopo, con l’inizio delle partite ufficiali. Chiuso da un Matuidi più prezioso che mai per il dinamismo e la capacità di lettura delle situazioni necessari a coprire le spalle a un attaccante esterno atipico come Cristiano Ronaldo, Rabiot ha faticato a far vedere le sue qualità. Timido e poco incisivo, nelle prime apparizioni era apparso inconcludente, attirandosi subito le prime frettolose etichette negative. Staccate da Sarri, che lo faceva giocare poco, ma in lui credeva tanto fin dai primi allenamenti: «Se Platini ci ha messo tre o quattro mesi per ambientarsi nella Juve, un po’ di tempo diamolo anche a lui».

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