Juve, ecco cosa va aggiustato nel 2020

Troppi i gol incassati: sotto accusa i meccanismi di difesa alta da metabolizzare e alcuni impacci in area. Ma non solo

TORINO - Alla Juventus è il giorno dell'analisi a freddo. Dai vertici fino allo spogliatoio si ragiona sulla situazione, con il logico bruciore che provoca una sconfitta, ma anche con l'indispensabile lucidità. Quella che suggerisce di guardare il ruolino di marcia dei primi quattro mesi della stagione: 18 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, con il primo posto in campionato e il girone di Champions superato con due giornate di anticipo rappresentano un quadro generale positivo che, pur non cancellando l'amarezza per il primo trofeo sfumato (e sfumato male), va tenuto in considerazione per un'analisi seria. Detto ciò, Maurizio Sarri è il primo a non nascondere la polvere sotto il tappeto dei risultati: la sua Juventus ha dei problemi e vanno risolti. Anche la squadra ne è consapevole e la dirigenza vigila con molta attenzione, ma nessuna ansia. Ecco su cosa dovrà mettersi al lavoro la Juventus dal 30 dicembre, quando i bianconeri si ritroveranno alla Continassa.

Troppi gol incassati

È in assoluto il numero che punge di più l'attenzione: per trovare una media di 24 gol subiti in 24 partite bisogna risalire alla disastrosa stagione di Delneri. La Juventus ha un problema difensivo conclamato. Lo ha detto Bonucci, parlando di «errori individuali». Lo ha ammesso Sarri parlando di giocatori «troppo passivi in area di rigore» (descrizione perfetta per i gol subiti a Riad con il reparto pietrificato). La rivoluzione sarriana con la sua difesa altissima comporta certamente più rischi (a fronte, in teoria, di maggiori vantaggi offensivi) e richiede ancora tempo per essere assimilata. Alcuni degli errori a cui si riferiscono tecnico e capitano juventini sono legati, per esempio, alla mancanza di sincronismi o a qualche impaccio nell'applicarli: lavoro sul campo e abitudine dovrebbero progressivamente migliorare le cose. Certo, la Juventus deve ritrovare lo spirito di squadra che ne ha costruito le fortune in questo ciclo: tutti devono aiutare tutti nel pressing, altrimenti non funziona ed espone troppo la difesa. E per questo non servono allenamenti, ma ritrovare lo spirito giusto. Quello spesso incarnato da Giorgio Chiellini, assenza devastante per il reparto: se si tira il bilancio della prima parte di stagione, il fattore Chiello incide profondamente.

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Centrocampo povero

Se si esclude la felicissima maturazione di Bentancur, il centrocampo della Juventus è lo stesso dell'anno scorso, quando già lo si considerava il punto debole della squadra. Mancano, infatti, all'appello Ramsey e Rabiot, i due che avrebbero dovuto migliorarlo. Il primo ha mostrato lampi del suo grande talento qua e là ma si sta dimostrando davvero troppo fragile e quindi poco affidabile; il secondo procede nel suo lentissimo ambientamento e finora non ha dato contributi. Se si aggiungono l'infortunio di Khedira e la crisi mentale di Emre Can per l'esclusione dalla lista Uefa, il quadro è fosco. Finora Sarri ha trovato in Pjanic il perno fondamentale del gioco, ma il bosniaco è stato spremuto molto, forse troppo e da un mese pare in affanno. E Matuidi è un rompicapo: da una parte il suo contributo agonistico e atletico è indispensabile, dall'altra i limiti tecnici condizionano il giro palla nei sogni di Sarri. Trovare il vero Rabiot e un Ramsey più continuo sarebbe la soluzione ideale, ma anche il ritorno di Khedira potrebbe risolvere qualche problemuccio nella gestione della palla.

Sfruttare il potenziale

I 44 gol fatti in 24 partite sono, sì, una media accettabile, ma non consona a chi può schierare Ronaldo, Dybala, Higuain, Douglas Costa, Bernardeschi e ha in panchina uno degli allenatori già propositivi d’Europa. C’è stato un momento in cui la Juventus creava anche 15 occasioni da gol a partita e ne concretizzava solamente una o due. Negli ultimi tempi ne costruisce anche di meno. Chiellini aveva detto: «Questa squadra godeva nel vincere 1-0, adesso non deve aver paura di osare di più, magari vincendo 3-1». Ironia della sorte è il punteggio delle due sconfitte subite contro la Lazio. 

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TORINO - Alla Juventus è il giorno dell'analisi a freddo. Dai vertici fino allo spogliatoio si ragiona sulla situazione, con il logico bruciore che provoca una sconfitta, ma anche con l'indispensabile lucidità. Quella che suggerisce di guardare il ruolino di marcia dei primi quattro mesi della stagione: 18 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, con il primo posto in campionato e il girone di Champions superato con due giornate di anticipo rappresentano un quadro generale positivo che, pur non cancellando l'amarezza per il primo trofeo sfumato (e sfumato male), va tenuto in considerazione per un'analisi seria. Detto ciò, Maurizio Sarri è il primo a non nascondere la polvere sotto il tappeto dei risultati: la sua Juventus ha dei problemi e vanno risolti. Anche la squadra ne è consapevole e la dirigenza vigila con molta attenzione, ma nessuna ansia. Ecco su cosa dovrà mettersi al lavoro la Juventus dal 30 dicembre, quando i bianconeri si ritroveranno alla Continassa.

Troppi gol incassati

È in assoluto il numero che punge di più l'attenzione: per trovare una media di 24 gol subiti in 24 partite bisogna risalire alla disastrosa stagione di Delneri. La Juventus ha un problema difensivo conclamato. Lo ha detto Bonucci, parlando di «errori individuali». Lo ha ammesso Sarri parlando di giocatori «troppo passivi in area di rigore» (descrizione perfetta per i gol subiti a Riad con il reparto pietrificato). La rivoluzione sarriana con la sua difesa altissima comporta certamente più rischi (a fronte, in teoria, di maggiori vantaggi offensivi) e richiede ancora tempo per essere assimilata. Alcuni degli errori a cui si riferiscono tecnico e capitano juventini sono legati, per esempio, alla mancanza di sincronismi o a qualche impaccio nell'applicarli: lavoro sul campo e abitudine dovrebbero progressivamente migliorare le cose. Certo, la Juventus deve ritrovare lo spirito di squadra che ne ha costruito le fortune in questo ciclo: tutti devono aiutare tutti nel pressing, altrimenti non funziona ed espone troppo la difesa. E per questo non servono allenamenti, ma ritrovare lo spirito giusto. Quello spesso incarnato da Giorgio Chiellini, assenza devastante per il reparto: se si tira il bilancio della prima parte di stagione, il fattore Chiello incide profondamente.

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