© Marco Canoniero
TORINO - Il fatto che domani possa essere titolare a Lione pare quasi un dettaglio rispetto a ciò che sarà dopo l’autografo tanto atteso. La firma, cioè, su un nuovo contratto con data di scadenza aggiornata al 30 giugno 2021, un esito che ormai tutti davano per scontato nonostante qualche passaggio a vuoto nei tempi recenti - vedi la serataccia di Napoli - avesse annerito l’umore già malmostoso dei tifosi più esigenti. Blaise Matuidi non s’è mai curato di simili reazioni di pancia, ha sempre guardato oltre. Il francese campione del mondo non è giocatore il cui incedere ruba gli occhi dell’osservatore: non si guadagna le copertine, però incide. Non è un gregario, neanche un fuoriclasse, tuttavia si pone al di sopra della linea di mezzo che idealmente separa i panchinari dai titolarissimi a prescindere. L’ex Paris Saint-Germain s’è fatto voler bene da tutti fin dal suo sbarco in casa Juve nell’agosto 2017: con Paulo Dybala, in particolare, coltiva una bella amicizia e il popolo bianconero l’ha visto esultare da “charognard” (avvoltoio, imitato nelle sue movenze) e di lì in poi se n’è innamorato. E’ costato oltre 30 milioni con i bonus e il fresco prolungamento dell’accordo con i campioni d’Italia - grazie all’opzione esercitata dal club d’intesa con il calciatore - è stato un atto del tutto naturale.Del resto anche i suoi ultimi due allenatori, da Massimiliano Allegri a Maurizio Sarri, non si sono mai nascosti nel rimarcare le qualità di Matuidi. «L’ho lasciato a riposo, perché sono due anni che corre», il mantra di Max; «E’ uno di quei calciatori solidi, dinamici, che diventano utili con qualsiasi filosofia di gioco e recuperano anche un numero straordinario di palloni», parola del Comandante di Figline. [...]