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TORINO - Mino Raiola, l’agente di Paul Pogba, l’aveva detto chiaro e tondo pochi giorni fa a margine di Milan-Juventus, a San Siro. "Paul non è tipo da scappare quando le cose si fanno difficili. Ora penserà a tornare bene e in fretta e ad aiutare il Manchester United nel finale di stagione. Poi, a campionato concluso, valuteremo il futuro e prenderemo decisioni". Con, a seguire, tutta una serie di ammiccamenti e riferimenti direttissimi alla Juventus (del tipo: "L’Italia per Pogba è una seconda casa", "Con Pavel Nedved ho già parlato di Paul e di altri giocatori", "E’ mio compito rendere possibili certe operazioni"). Ebbene, la fase uno - imprescindibile affinché si metta in moto anche tutto il resto - sta per compiersi: il rientro in campo. Anche perché effettivamente le qualità del giocatore sono indiscutibili e ben fisse nella mente degli addetti ai lavori, degli appassionati, dei tifosi dello United e della Juventus. Ma le prove tangibili di tali indiscusse qualità risalgono a parecchio tempo addietro visto che il francese in questa stagione ha giocato poco e nulla (8 partite tra campionato e coppa di Lega), bloccato da infortuni e guai fisici. L’ultimo dei quali è l’intervento alla caviglia avvenuto ad inizio gennaio.