La scalata al nono scudetto di fila non presenterà le pendenze del Mortirolo, ma il traguardo per la Juventus si sta rivelando decisamente più irto rispetto a diverse volate del recente passato vinte per dispersione. E l'ostacolo Lione negli ottavi di Champions non ricalcherà l'altimetria del Gavia, ma la salita si è di certo fatta aspra dopo la gara d'andata. Per questo nulla può e deve essere lasciato al caso, soprattutto in questo momento della stagione. Proprio come nel ciclismo, appunto, dove la cura dei dettagli è certosina e la gestione dei picchi di forma ormai da anni scientifica: due al massimo all'interno della stessa stagione e non troppo ravvicinati. Temi che martedì pomeriggio, nella conferenza stampa che avrebbe dovuto anticipare di 24 ore la semifinale di Coppa Italia e che invece ha preceduto di pochi istanti l’ufficialità del rinvio della gara con il Milan, ha toccato anche Maurizio Sarri.
L'ammissione di Sarri
A proposito di Miralem Pjanic, per quanto non siano note ai più le doti del bosniaco sui pedali. Ben altro discorso, invece, per quelle con un pallone tra i piedi. Quello stesso pallone che nelle ultime settimane ha rallentato in maniera preoccupante la circolazione durante la fase d’impostazione, ponendo le prestazioni del playmaker di Tuzla sotto la lente d’ingrandimento. «E in effetti Pjanic è meno brillante rispetto a due o tre mesi fa - ha ammesso il tecnico -. Ma questo fa parte delle problematiche che devono affrontare tutte le squadre: è fisiologicamente impossibile mantenere sempre gli stessi standard, perché il 100% della condizione fisica può durare al massimo 20 giorni». A proposito di picchi di forma, appunto.