McKennie e quel profumo di Vidal

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McKennie e quel profumo di Vidal

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Cari amici di Tuttosport,
ve lo confesso candidamente: non so se Weston McKennie sia forte e se sì quanto lo sia. Non millanto conoscenze delle promesse della Bundesliga, ma ho tre conoscenze nel mondo del calcio che garantiscono per lui («Eccellente ricuperatore di palloni»; «Centrocampista di straordinaria intensità»; «Giocatore moderno») e una leggermente più scettica («Buono, ma non fa la differenza»). Tutte persone che, al contrario di me, questo McKennie lo hanno visto, seguito e analizzato per mestiere. La verità la sapremo nell'arco della stagione (no giudizi dopo venti minuti, please, ma neppure dopo 10 partite, i conti si fanno a maggio). 

Personalmente sono rimasto colpito dal fatto che fosse nel mirino di club - vedi Monaco - che di solito arrivano prima sui potenziali campioni, li fanno crescere (con la dovuta calma) e poi li rivendono quintuplicandone il prezzo. Di solito è un buon indizio. Un po' come era accaduto con Arturo Vidal, che ai più era sconosciuto, ma per acquistarlo dal Bayer Leverkusen, Fabio Paratici fece a sportellate con il Bayern Monaco. E McKennie profuma di Vidal (il centrocampista, non il bagnoschiuma) per le modalità di acquisto, per il suo essere giovane e sostanzialmente poco noto, per alcune caratteristiche tecniche e atletiche che, in teoria, sono assimilabili a quelle del cileno. Si prepari, l'americano, a convivere con il fantasma di Arturo. Non dovrebbe essere un problema per lui che, leggiucchiando qua e là la sua storia e le sue dichiarazioni, ha un'attitudine molto USA allo sport e uno spiccato senso della sfida con se stesso. Insomma, non è uno con problemi di personalità.

Vedremo, valuteremo, trarremmo le conclusioni. Nel frattempo non possiamo non notare come prosegua, in modo determinato, la massiccia campagna di ringiovanimento della rosa e la scelta di giocatori moderni come Kulusevski, Arthur e lo stesso McKennie, tutti dotati di corsa e propensione offensiva. Tornano alla mente le linee guida dettate da Pirlo a proposito del calcio europeo che vorrebbe proporre: «Se non non hai voglia di correre, di buttarti negli spazi, di recuperare in fretta il pallone, in Champions fai fatica». Al netto dell'insindacabile giudizio del campo che potrebbe stroncare le speranze dei tre talenti succitati, non si può non notare una certa coerenza fra gli acquisti e le parole del tecnico.
Voglio dire, certo che Pogba è meglio. Ma se non puoi arrivare a Pogba, perché non ci sono i soldi o perché non te lo vendono, forse è meglio cercare un altro "Pogba del 2013", non un surrogato del Pogba 2020, comunque costoso e rischioso. Si tratta, in fondo, della filosofia del Bayern Monaco campione d'Europa, il cui modello di sviluppo tecnico potrebbe essere applicato alla Juventus, sia sotto il profilo finanziario, sia sotto quello prettamente calcistico, visto che non mancano le competenze per individuare i talenti.

Detto ciò, il centrocampo della Juventus rimane il reparto più problematico. C'è una certezza: Bentancurt. E poi ci sono delle bellissime scommesse. Una delle quali non è un nuovo acquisto, ma lo potrebbe diventare: Adrien Rabiot. L'ufo dell'autunno-inverno 2019 è atterrato sul pianeta Juventus nella fase post-lockdown e ha dimostrato di avere delle qualità, se la maturazione proseguisse costante, Andrea Pirlo potrebbe trovarsi un pezzo importante e solido nel reparto. Su Ramsey, ammesso che rimanga e non trovi collocazione in Premier, pendono troppe incertezze sulla tenuta fisica. Poi ci sono, appunto, Arthur e McKennie, più Kulusevski e Bernardeschi per i quali c'è un interessante progetto da mezzala offensiva, ma molto dipenderà dal sistema di gioco adottato da Pirlo e dalle scelte che farà sui singoli. Ma se anche solo due delle scommesse sul tavolo dovessero rivelarsi vincenti, le criticità del centrocampo potrebbero considerarsi risolte, in attesa di tempi finanziariamente migliori e, quindi, del centrocampista da 70 milioni.


PS. Leggo che qualcuno continua a inserire la Juventus nella lista delle pretendenti a Lionel Messi. Sinceramente non mi risulta e credo che l'operazione sia sostanzialmente impossibile per ragioni ovvie (soldi) e meno ovvie (il progetto di sviluppo sembra andare in un'altra direzione). Ronaldo, tre anni fa, era lo strumento migliore per il preciso obiettivo dell'espansione globale del marchio; oggi Messi sarebbe un costo enorme a fronte di un ritorno economico sicuramente inferiore vista la crisi economica da affrontare nel post-Covid. Poi, per abitudine e prudenza non uso mai la parola "impossibile" relativamente al mercato, tuttavia rispetto alle mie informazioni dovrebbero cambiare non una, ma un centinaio di cose nello scenario.

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