Ma come sono i conti economici della Juventus? Eccone un quadro chiaro

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Ma come sono i conti economici della Juventus? Eccone un quadro chiaro© Juventus FC via Getty Images

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Come sono i conti della Juventus? Ieri, con la pubblicazione della relazione semestrale di Exor, la holding che detiene il 63,7% della società bianconera si è potuto stimare che l'esercizio di bilancio 2019-20 potrebbe chiudere con un passivo di 70 milioni di euro. Il dato ufficiale si apprenderà nelle prossime settimane (il Consiglio d'Amministrazione juventino è convocato per il 18 settembre), ma l'approssimazione è molto credibile. Partiamo dunque da questo dato. Che, certamente non è un dato positivo, visto che si tratta del peggior risultato dal 2010-11, bilancio sul quale tuttavia pesavano alcuni gravi errori della precedente gestione. Ma il dato in sé è poco significativo se non lo inserisce nel contesto generale, ovvero nella drammatica pandemia del Covid-19 che ha provocato e sta provocando ingenti danni all'economia mondiale e che ha, quindi, colpito anche il mondo del calcio.

E tenuto conto del devastante effetto Covid-19, che ha chiuso gli stadi, bloccato l'ultima rata del contratto televisivo, drasticamente ridotto gli introiti da merchandising, il passivo di 70 milioni è da considerarsi un risultato accettabile e meno preoccupante di quanto possa sembrare. E' molto probabile che si troverà una situazione analoga negli altri grandi club europei, alle prese con gli stessi problemi della Juventus e, in alcuni casi, anche più gravi (si pensi a chi, con capienza degli stadi doppia o quasi tripla ha perso cifre più consistenti sul fronte degli incassi). In fondo, nel piano di sviluppo legato all'aumento di capitale da 300 milioni di euro dell'anno scorso, l'esercizio 2019-20 era comunque previsto in rosso. Certo, il deficit preventivato era più contenuto (fra i 40 e i 50, secondo indiscrezioni assolutamente non ufficiali), ma il concetto è che l'effetto Covid è stato ben attutito dalla Juventus.

In primis con l'accordo sugli stipendi. La buona volontà dello spogliatoio da una parte e l'abilità negoziale di Fabio Paratici e della dirigenza dall'altra hanno alleviato di 90 milioni di euro il bilancio di questa stagione. E' vero che si tratta di un risparmio contabile (ovvero solo 20 milioni sono stati effettivamente tagliati dagli ingaggi, gli altri 70 verranno ridistribuiti nel corso delle prossime tre stagioni), ma questo dà respiro ai conti e spalma le perdite legate al virus in modo più omogeneo e meno drammatico. Poi c'è stata una serie di operazioni di mercato che hanno portato indispensabili  plusvalenze, prima fra tutte lo scambio Pjanic-Arthur, che con la valutazione di 60 milioni (più bonus) del bosniaco ha porta circa 50 milioni di surplus in cassa.

Insomma, per usare terminologia decisamente poco tecnica: la Juventus quest'anno l'ha aggiustata bene e ne esce con molti meno danni di quanti ne poteva subire. Ora però si prepara ad affrontare un triennio difficile. Parte dell'aumento di capitale da 300 milioni è andato ad alimentare le casse, impoverite dal Covid, e il piano di sviluppo dovrà tenere conto di un fattore cruciale: i ricavi potrebbero non aumentare, perché non è ancora chiaro quando e se gli stadi potranno riaprire e con che capienza, perché c'è un contratto sui diritti tv nazionali da rinegoziare in uno scenario di crisi economica del Paese, perché gli stessi ricavi commerciali potrebbero subire una contrazione legata proprio alle circostanze mondiali (basti pensare che non c'è stata un tournée internazionale quest'anno e molte iniziative del marketing sono bloccate dalla pandemia). Ecco perché diventa fondamentale abbassare il monte ingaggi e questa necessità influisce e influirà sulla campagna acquisti. Riuscire a liberarsi di stipendi pesantissimi (soprattutto se legati a giocatori poco produttivi in termini di presenze) è la priorità di Fabio Paratici che, nel frattempo, deve rimpiazzarli con talenti meno onerosi. Non è facile, anzi, forse è l'esercizio più difficile richiesto a un direttore sportivo sul mercato. Ma le operazioni condotte finora sono indicative di questa filosofia e c'è spazio per pochissime eccezioni, anzi forse solo una, legata al centravanti.

Ma la Juventus, quindi, è in grave crisi economica? No. Non lo è, perché anche se la situazione debitoria è importante (dovrebbero essere intorno ai 400 milioni di debiti), resta ampiamente sotto controllo. Il valore della rosa è nettamente superiore e l'immobiliarizzazione della Juventus con lo stadio, la sede, l'albergo e il centro sportivo di Vinovo offre una solidità che si trova in pochi club europei. La stessa Borsa ha confermato sempre una certa fiducia nei confronti del club, che ha visto crollare la azioni nel periodo più cruciale dell'epidemia, per poi risalire e da maggio avere una certa stabilità (la capitalizzazione di circa 1,2 miliardi). La Juventus, insomma, non è insomma situazioni critiche e la proprietà della famiglia Agnelli è un'ulteriore garanzia. Certo, la tempesta economica in corso che si sta abbattendo su tutto il mondo del calcio, comporterà nuove strategie.

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