Juventus-Napoli: le regole, le decisioni della Asl e i dubbi che rimangono

Oggi il Napoli e la Asl chiariranno le loro posizioni. La Lega intanto continua a richiamare all'applicazione del protocollo, che è stato rispettato dal Milan e dal Genoa (proprio per giocare contro il Napoli)
Juventus-Napoli: le regole, le decisioni della Asl e i dubbi che rimangono© Marco Canoniero


TORINO - Il nocciolo della questione è legato alla posizione della ASL di Napoli e della Regione Campania, che oggi potranno chiarire le loro decisioni. Così come il Napoli che potrà spiegare nel dettaglio le motivazioni che hanno spinto il club a rimanere a Napoli, senza presentarsi a Torino per la partita di questa sera contro la Juventus. La priorità resta sempre e solo la salute pubblica, ma al momento restano sei punti da chiarire.

1. Ci sono delle regole. Quelle del Protocollo della Figc approvato dalla Commissione Tecnico Scientifica e, quindi, atto del Governo. Secondo quel protocollo il Napoli avrebbe potuto viaggiare per Torino e giocare la partita, grazie alla deroga all'isolamento fiduciario prevista dal protocollo (quella battezzata "quarantena soft" e che, a fronte di tampone negativo, permette ai giocatori e allo staff di recarsi allo stadio, disputare l'incontro e poi ritornare all'isolamento fiduciario).

2. Questa regola è stata applicata dal Milan (che ha giocato in campionato e perfino in Europa League) dopo la positività di Ibrahimovic. Ma soprattutto è stata applicata dal Genoa, che domenica 27 settembre dopo la positività di Lasse Schöne, è stato comunque autorizzato dalla ASL di Genova e proprio da quella di Napoli a raggiungere come gruppo squadra il capoluogo campano per disputare la partita. Partita disputata e vinta dal Napoli per 6-0. Nessuno ha avuto niente da ridire: cosa è successo nel frattempo? Il Napoli ieri sera poteva partire, comunque, avvalendosi del protocollo? O il divieto della Asl oltrepassava quel regolamento?

3. E poi, perché l'isolamento fiduciario da applicare al gruppo squadra del Napoli è stato deciso solo ieri, sabato, e non lunedì quando sono emerse le positività dei giocatori del Genoa o venerdì dopo i primi casi di positività (Piotr Zielinski e il dirigente Giandomenico Costi)?

4. Perché, nella stessa giornata in cui veniva vietato al Napoli di partire per Torino, il giocatore Arkadiusz Milik partiva per la Polonia per raggiungere il ritiro della sua Nazionale? Anche se fuori dal progetto tecnico di Gattuso, Milik si allena a Castelvolturno e utilizza gli stesso spogliatoio.

5. Perché la Salernitana, che in settimana aveva avuto un giocatore positivo, è regolarmente partita per Verona, dove ieri ha vinto 2-1 contro il Chievo?

6. Perché la Primavera del Napoli, che si allena a Castel Vulturno, è regolarmente partita per Lecce, dove ieri ha disputato la partita contro i pari età pugliesi, perdendo per 4-1?

Dubbi a cui è necessario dare una risposta per capire come il campionato di Serie A debba proseguire e, eventualmente, se può proseguire. Perché, fermo restando che l'unica priorità è la salute pubblica, resta il problema di darsi delle regole e poi rispettarle a intermittenza o farle interpretare da terzi. La decisione della Asl di Napoli, anche se giusta,- di fatto - cambia le regole che il calcio si era dato e, finora, rispettato. Se quella riga nel protocollo («Fatte salve decisioni delle autorità sanitaria locali o nazionali») diventa la porta d'ingresso dei dirigenti politici delle Asl locali che possono decidere di volta in volta chi gioca e chi no, il campionato di calcio diventa un groviglio di rinvii e, quindi, non può essere completato. Il calcio ha combattuto, in primavera, una battaglia molto dura per poter riprendere l'attività, si è sottoposto a sacrifici, anche economici, per applicare il protocollo ed è ripartito. Ora rischia di nuovo lo stop e questo potrebbe essere ancora più devastante per il movimento, già in gravissime condizioni finanziarie. Se questo è una necessità per la salute pubblica non si può fare altrimenti, ma deve essere detto chiaramente.

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