Covid, così Ronaldo potrà sfidare Messi in Juve-Barça

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Covid, così Ronaldo potrà sfidare Messi in Juve-Barça

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Mancano sei giorni a una delle partite più attese della stagione: Juventus-Barcellona si giocherà mercoledì 28 all'Allianz Stadium, riproponendo a due anni e mezzo dall'ultima volta il duello più iconico della storia recente del calcio: Ronaldo contro Messi. Ma per provare a battere Messi, CR7 deve battere il Covid. Può farcela? Sì, entrando e provando a uscire dal labirinto del protocollo Uefa. Vediamo come.

Ronaldo in questo momento è ancora positivo al Covid-19. La Juventus avrebbe infatti comunicato un tampone negativo, mentre il silenzio di ieri fa pensare che non sono ancora scomparse tracce di RNA del virus tra naso e gol di Cristiano.

Ma il protocollo Uefa non richiede un tampone negativo sette giorni prima della partita? No, non esattamente. Nell'articolo 7, comma 7 (quasi un segno del destino trattandosi di Ronaldo) si legge che, a sette giorni dalla partita, il giocatore che ha contratto il Covid deve produrre una cartella clinica con la ricostruzione del contagio e l'evolversi della malattia, dimostrando di essere «guarito» (nel protocollo la parola inglese è "recovered"). La guarigione clinica dal virus, viene sottolineato nello stesso comma, spesso non coincide automaticamente con il tampone negativo (proprio per le tracce di RNA di cui parlavamo prima), quindi a sette giorni dalla partita, la Uefa richiede solo la guarigione, ovvero l'assenza di sintomi. E Ronaldo sintomi non ne ha mai avuti fin dal primo giorno (il 13 ottobre), quindi tecnicamente è guarito e, ieri, la Juventus ha spedito all'Upap (Uefa Protocol Advisory Panel, di fatto il Comitato Tecnico-Scientifico dell'Uefa) tutta la documentazione che lo prova. Questo mette al sicuro la posizione di Ronaldo fino alla vigilia della partita.

Ma il giorno prima della sfida con il Barcellona, Ronaldo dovrà avere il tampone negativo per scendere in campo: non potrà, infatti, bastare la sua guarigione clinica, ma sarà necessario avere il fatidico test che provi la scomparsa di tracce del virus nell'organismo di CR7. 

In cinque giorni, dunque, dovrà riuscire a "negativizzarsi" (come ormai si dice con un discutibile neologismo), altrimenti dovrà saltare il duello con il suo antagonista per eccellenza, l'ennesimo spareggio per decidere chi è il più grande in una sfida che ha reso immense le carriere di entrambi. Messi non sarebbe diventato Messi senza lo stimolo di Ronaldo e viceversa.

Scontato dire che in primissima fila, fra chi tifa disperatamente per il tampone negativo di Ronaldo, c'è l'Uefa. A Nyon si fregano le mani dal primo ottobre, quando le urne avevano offerto la sfida Messi-Ronaldo, un piatto prelibato da offrire alle televisioni di tutto il pianeta, uno spot per la competizione più ricca del calcio che, in tempi pandemia e stadi vuoti, non disdegna un boom di audience e di visibilità globale. Ronaldo-Messi è l'Alì-Foreman del pallone, roba da sfiorare il miliardo di spettatori fra quelli che la vedranno in diretta o che ne godranno anche solo gli highlights da qualche parte.

E tutto dipende dal virus, l'avversario più piccolo che Ronaldo abbia mai dovuto dribblare. Altro che la Pulce.

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