Buon compleanno Juventus! Il primo scudetto

Nel 1905, otto anni dopo la fondazione, arriva il primo titolo italiano. E l'anno dopo ci starebbe il bis, ma una decisione della Federazione fa arrabbiare il presidente Dick e da quel pasticcio nasce il Toro
Buon compleanno Juventus! Il primo scudetto

TORINO - L'abitudine a vincere nasce otto anni dopo la fondazione, 115 anni fa. E? il 2 aprile del 1905, si gioca al motovelodromo Umberto I: la Juventus vince il primo scudetto della sua storia, il primo di una fila infinita. E? un trionfo importante per la storia del calcio italiano perche? dopo anni di predominanza esterofila nelle rose delle squadre campioni, vince una formazione composta per otto undicesimi da italiani. Si laureano campioni d’Italia: Durante, Armano, Mazzia, Walty, Goccione, Diment, Barberis, Varetto, Forlano, Squair, Donna. Alcuni di loro sono tra i fondatori della primissima ora, altri sono soci sopraggiunti negli anni successivi.


SCUDETTO E VINO - Il girone finale del campionato viene deciso indirettamente dall’Us Milanese, a lungo la squadra piu? forte di Milano, scomparsa quando nel 1928 il regime fascista ne impone la fusione con l’Internazionale, creando l’Ambrosiana che tornera? Internazionale nell’immediato Dopoguerra. La Juventus riesce a vincere entrambe le partite con l’Us Milanese: 3-0 a Torino e 4-1 a Milano, impresa che non riesce al Genoa che in casa non va oltre il pareggio contro i lombardi. Nell’ultima partita, quella che vale la vittoria finale, i bianconeri possono permettersi di pareggiare 1-1 contro il Genoa per aggiudicarsi il campionato: il primo, che viene festeggiato con una clamorosa sbronza dei protagonisti a base di bottiglie di vino recuperate dalle cantine dei genitori a loro insaputa.


A TAVOLINO - E? una squadra compatta la Juventus, sempre piu? temuta. E a ragione, perche? anche il campionato successivo la vede protagonista. Potrebbe vincerlo nuovamente in finale con il Milan, ma uno dei primi pasticciacci federali nega la doppietta. La finale si svolge a Torino, in quanto la Juventus godeva di una migliore differenza reti. Finisce 0-0 e quindi si deve ripetere su campo neutro. La Federazione decide per quello di una terza squadra la... Us Milanese, guarda caso proprio a Milano. Per i bianconeri e? una provocazione, chiedono lo spostamento a Genova, ma non lo ottengono, cosi? decidono di disertare la finale, che viene vinta a tavolino dal Milan. Una questione di principio che costa un campionato e che finisce per creare un po’ di malcontento in seno alla Juventus: la decisione di non giocare e? stata presa soprattutto per volere di Alfred Dick, il presidente, uno svizzero tutto d’un pezzo che prende le cose molto sul serio. Ma la maggior parte di loro vedeva la Juventus come un momento di svago e socializzazione e sembrava poco propensa ad accettare la rigidita? di Dick.


DICK E IL TORO - Ragioni d’attrito non mancano mai e cosi? lo svizzero si arrabbia, se ne va e fonda il Torino. E? il 1906, da una costola della Juventus ne nascono i rivali per eccellenza. Ed e? di quei giorni il primo sgarbo. Il contratto d’affitto del velodromo Umberto I, dove la Juventus gioca e si allena, e? intestato a Dick, non alla Juventus. Così lo svizzero se lo porta al Torino e, in un colpo solo, i bianconeri perdono quindi il presidente e il campo! I bianconeri pero? non perdono lo spirito. Presidente diventa Varetti e nel giro di un paio d’anni arriva un altro successo. Anzi due: perche? nel 1908 e nel 1909 la Juventus si aggiudica il Campionato Federale, uno “scudetto bis” indetto dalla stessa Federazione per ovviare a un altro piccolo grande pasticcio: quello degli stranieri. Nel 1908 se ne vieta l’utilizzo in campionato, ma dopo vivaci proteste, si istituisce un campionato dove si possono utilizzare (quello Federale appunto, che ha quindi persino un valore tecnico superiore) e lo vince la Juventus. Nel 1909 avviene esattamente il contrario (stranieri da una parte, solo italiani dall’altra), ma il risultato non cambia. Quei due campionati, veri, autentici e documentati da tutti i quotidiani dell’epoca, sono stati poi - chissà perché - dimenticati dagli almanacchi.

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