«Io non ho molti giocatori e sono quasi tutti in Croazia, quindi il danno che sto ricevendo è inferiore a quello di colleghi che hanno giocatori sparsi per il mondo. Ma in ogni caso il Covid lascerà dei segni profondi almeno nei prossimi due o tre anni nel mondodelcalcio. E non solo a livello economico. Penso a queste partite senza pubblico e come questo può incidere nella testa dei giocatori. Ma sono stato un atleta e penso ancora da atleta, quindi in modo positivo, questa del Covid è una sfida e la dobbiamo vincere».
Lo chiamavano Tarzan, quando giocava (Dinamo Zagabria fra il 1984 e il 1995, con qualche presenza nell’allora neonata nazionale croata), e anche adesso Ivan Cjetkovic haunfisicoeunportamento da centravanti che spaventa i centrali difensivi. E’ uno dei procuratori più bravi a scovare talenti dalle sue parti (vive a Zagabria, dove è nato 60annifa) ed è il procuratore di Mario Mandzukic,uno dei misteri più grandi degli ultimi dodici mesi di calciomercato, tra l’addio alla Juventus e il fatto che non abbia ancora trovato una squadra. «Ma non mi fate dire niente sull’addio alla Juventus. Mario non vuole e probabilmente ha ragione, in fondo lui stesso non ha concesso nemmeno un’intervista da allora, proprio perché preferisce non parlare dell’argomento».
Riceve molti messaggi? da parte dei tifosi della Juventus??
«Tantissimi. E la cosa, ovviamente, gli fa immensamente piacere. E’ rimasto molto legato alla gente juventina. Forse è la tifoseria che gli ha voluto più bene e lui certamente ricambia il sentimento. Non si è mai risparmiato quando era in campo e questo è quello che la gente nota e ricorda, il resto sono chiacchiere».
Cosa fa adesso Mario?
«Si allena. E lo fa in modo estremamente serio, come ha sempre fatto. Lavora a Zagabria con dei preparatori ed è perfettamente in forma».
Lo stesso Ronaldo aveva detto che Mandzukic era uno dei pochi che si allenava con la sua stessa intensità.
?«Il rapporto con Cristiano era buono. C’era grande stima reciproca».
Mario sta seguendo le partite della Juventus?
«Qualche volta sì, ma non ne abbiamo parlato».
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