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Ora i blaugrana... liguri. Magari con la speranza - in ottica juventina - che il Genoa salga in campo domenica sera al Ferraris proprio con la prima maglia, quella rossoblù. E che quella prima maglia rossoblù riporti il pensiero a Messi e compagni. Ergo, per inerza, rievochi la grinta e la determinazione, lo spirito di sacrificio e il desiderio di ragionare da squadra che hanno permesso a Ronaldo e i suoi fratelli bianconeri di imporsi al Camp Nou in maniera tanto perentoria. Esageriamo, non guasterebbe la musichetta della Champions messa di nascosto in filodiffusione negli spogliatoi, prima del primo tempo...
Essì perché la storia - anche recentissima - insegna come la partita di domenica abbia per la Juventus un livello di insidie assai più alto di quello che suggerirebbe la mesta posizione in classifica del Genoa. Un Genoa relegato al penultimo posto della graduatoria (insieme con il Torino) con appena sei punti racimolati: una sola vittoria (contro il Crotone ultimo del gruppone: addirittura il 20 settembre), tre pareggi e 6 sconfitte.
E dunque, a cosa è dovuto questo alto fattore di insidie? E’ dovuto a considerazioni generiche e generali, ad esempio: per cominciare basti ricordare che uno dei due punti in classifica il Crotone l’ha guadagnato proprio contro la Juventus all’insegna del non esistono partite facili o difficili a priori. Ancor più emblematico: buona parte degli altri pareggi in questo campionato la Juventus l’ha rimediata proprio a ruota d’una vittoria in Champions: l’1-1 col Verona dopo il successo a Kiev, l’1-1 con la Lazio dopo il successo in casa del Ferencvaros; l’1-1 a Benevento dopo il successo in casa contro gli ungheresi. Ecco dunque i campanelli d’allarme che sottolineano per Pirlo l’importanza di invertire la rotta in campionato.
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