«La nostra musica contro i femminicidi»

La storia di Sobrino Coppetelli, Paolo Izzi e della Molotov Cocktail Band: un carabiniere appassionato di calcio e un poliziotto tifoso della Juve hanno inciso un disco benefico contro la violenza di genere. Voce e chitarra a difesa di chi ha paura di denunciare
«La nostra musica contro i femminicidi»


Un occhio nero non puoi truccarlo. Non puoi nemmeno sfiorarlo, se quell’occhio brucia perché è passato dalle grinfie della bestia, di chi prende una donna e ne fa l’oggetto di irrefrenabili disturbi mentali. Il cervello non vede, o forse vede benissimo, se il conto delle vittime di femminicidio s’aggiorna di ora in ora. Sobrino Coppetelli, 44 anni, e Paolo Izzi, 52 anni, loro malgrado hanno fatto la “collezione” di occhi neri. Sobrino e Paolo sono un carabiniere e un poliziotto, uniti da una smodata passione per la musica e che in musica hanno tradotto la loro esperienza. Cosa c’entra lo sport?

Paolo è un tifoso della Juventus

C’entra, perché Paolo è un tifoso juventino, di quelli pacati, privi di eccessi. Non si esalta, non si deprime. Sobrino è il figlio di Sergio Coppetelli, storico ex arbitro della sezione di Tivoli (Roma), 64 partite dirette in Serie A e 81 in B tra il 1984 e il ‘91, oltre ad aver “fischiato” ai Mondiali militari in Olanda nel 1991 quando vinse il prestigioso premio Mauro quale miglior arbitro della stagione. Storico, perché è stato l’assistente di Luigi Agnolin a Stoccarda per Psv Eindhoven-Benfica, finale di Coppa dei Campioni 1988. Storico, perché il 17 ottobre 1990 a Zagabria la Croazia appena separatasi dall’ex Jugoslavia batteva 2-1 gli Stati Uniti al debutto nella nuova veste: l’arbitro era Coppetelli. Storico, perché Sobrino e Paolo, i protagonisti di questo racconto, sono molisani e lavorano in Molise dove Coppetelli senior diresse La Partita: andata degli ottavi di Coppa Italia, Campobasso-Juventus 1-0, 13 febbraio 1985, la “prima” nel nuovo stadio Romagnoli. Il giorno in cui un Pioli non ancora ventenne deviava nella porta sbagliata un pallone calciato da Ugolottie così condannava i campioni d’Italia. La Juve di Scirea, Boniek, Rossi, Platini, Trapattoni che le prende dal Campobasso. Sobrino assieme al papà avrebbe incrociato personalità di lusso del mondo del pallone. Allora aveva otto anni, i ricordi sono sfocati.

Un brano manifesto dell’antiviolenza sulle donne

Ma questa è una storia che va oltre, perché tocca un tema molto più serio di una partita di calcio. Riecco l’occhio nero. Coppetelli e Izzi, rispettivamente voce e chitarra della Molotov Cocktail Band (fondata cinque anni fa, chiaro nel nome l’omaggio a “Nightrain” dei Guns N’ Roses) hanno inciso un brano che è già un manifesto dell’antiviolenza sulle donne. S’intitola “Neanche una in più”, su YouTube spopolano le visualizzazioni, e dai 232 secondi in cui si condensa un video doverosamente raccapricciante nei suoi contenuti - anche grazie alla partecipazione dell’attrice Mirella Sessa che ha interpretato il ruolo di una donna vittima di abusi (di qui l’occhio nero che nel filmato è elemento dominante) - è nato un album a tema. Potrebbero fermarsi qui, i due musicisti, ma c’è dell’altro. C’è anima, c’è cuore, perché i proventi della vendita dell’opera saranno devoluti a tutti i centri antiviolenza che in Italia portano avanti un messaggio toccante: educare gli uomini al rispetto. In pochi giorni sono stati raccolti 500 euro, prontamente donati al centro Liberalunaonlus di Campobasso, ma siamo solo all’inizio. Il cd è in vendita online su Ebay al costo di 6.50 euro, compresa la spedizione.

L'obiettivo è chiaro: no alla violenza

Sobrino e Paolo ci hanno messo la faccia. A loro interessa trasmettere il senso profondo di un’esistenza, la stessa che uomini sciagurati strappano a vittime indifese, che molto spesso non denunciano nulla e trattengono il tarlo nel corpo già tumefatto dalle violenze, a maggior ragione da quando il virus ha preso piede tra lockdown e zone multicolori. «“Neanche una in più” è nata al telefono - spiega Coppetelli, il primo uomo a far parte della Commissione Pari Opportunità della Regione Molise -. Paolo mi ha fatto sentire il riff di chitarra e io ho scritto il testo. In pochi giorni il brano ha preso forma. È molto più di una canzone, è un progetto no profit e con l’aiuto del Sap, il sindacato di polizia, abbiamo inciso un cd e contiamo di allargare la rete di vendita. Il nostro è un messaggio d’amore». Il senso? No alla violenza di genere, perché l’occhio nero non sia più un trucco della bestia che si risveglia.

 

 

 

 

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