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TORINO - Diciannove punti nelle ultime sette partite di un campionato, a suo modo, indimenticabile. Andrea Pirlo non ha bisogno della sfera di cristallo per calcolare quanto manchi alla Juventus per centrare il benedetto quarto posto dal sapore di Champions League. Il dibattito sulla Super Lega è lontano anni luce dal momento che la squadra sta vivendo praticamente da inizio stagione: una, due, tre vittorie, poi uno stop, quindi la ripresa della rincorsa e poi un altro stop per un andamento sinusoidale non da scudetto. Ma tant’è, la Juve di oggi deve lottare per un traguardo diverso dalle proprie abitudini. Dunque, servono sei vittorie e un pareggio per tenere a distanza il Napoli ora distante due punti dai bianconeri, qualora naturalmente i campani le vincano tutte: opzione non scontata ma possibile, considerando il calendario che toccherà agli azzurri a partire dallo scontro diretto di giovedì con la Lazio. Oppure, vista dal fronte juventino, potrebbero ragionevolmente bastarne anche 17, se la squadra di Rino Gattuso mancasse il filotto. Cinque vittorie e due pareggi, magari ipotizzabili contro le milanesi attese allo Stadium, oppure con exploit bianconero negli scontri diretti di cui sopra e un pari in più prevedibilmente nella tana della variabile impazzita Sassuolo.
Corsa Champions: ora perdere non si può più
Perdere no, perdere basta, perdere non si può più, perché le cinque sconfitte già accumulate in 31 giornate di campionato fanno il paio con il medesimo andamento di un’altra Juventus, assai più dimenticabile delle versioni di Juventus ammirate negli ultimi anni. Era il torneo 2010-11, in panchina sedeva Gigi Delneri e al netto dei disfattismi ci sarà forse chi prenderà come un buon auspicio il fatto che a quella squadra da settimo posto seguirono le tigri feroci di Antonio Conte e tutto quanto ne conseguì.
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