Bernardeschi, la nuova vita grazie ad Allegri

Max stimava Bernardeschi nella sua prima esperienza bianconera, e non era un mistero. Allo stesso modo avevano fatto Maurizio Sarri e Andrea Pirlo, pronti a elogiare le qualità tecniche e la duttilità del giocatore arrivato dalla Fiorentina nel 2017
Bernardeschi, la nuova vita grazie ad Allegri© Juventus FC via Getty Images

TORINO - Il ritorno estivo di Massimiliano Allegri - insieme con scelte di mercato obbligate, causa conti da tenere sott’occhio - ha consegnato alla stagione 2021-22 una Juventus rinnovata nel segno dell’antico. Quelli che erano andato via in prestito (Mattia Perin, Mattia De Sciglio, Luca Pellegrini e Daniele Rugani), sono tornati per fermarsi. Quelli che avrebbero potuto salutare per contingenze anagrafiche (Giorgio Chiellini), hanno preferito prolungare l’esperienza. Quelli che si sentivano di troppo (Federico Bernardeschi), hanno preferito giocarsi un’altra opportunità. E quest’ultimo resta forse il caso più notevole di giocatore rigenerato dal nuovo-vecchio allenatore.

Allegri stimava Bernardeschi nella sua prima esperienza bianconera, e non era un mistero. Allo stesso modo avevano fatto Maurizio Sarri e Andrea Pirlo, pronti a elogiare le qualità tecniche e la duttilità del giocatore arrivato dalla Fiorentina nel 2017. A dire il vero, più il primo del secondo aveva offerto a Bernardeschi delle opportunità, che però erano stato spesso vanificate da prestazioni non all’altezza. Partite che andavano a stridere con quanto invece l’esterno sapeva offrire in Nazionale, dove Roberto Mancini sapeva toccare le corde giuste, attirandosi le critiche di chi giudicava generosa la convocazione. Mentre lo stesso giocatore finiva al centro dell’attenzione per frasi ritenute fuori luogo: «In azzurro rischio le giocate perché sono utilizzato nel mio ruolo», così a fine maggio, in un’occasione che aveva alimentato anche la rabbia della compagna di Pirlo.

All’Europeo Bernardeschi ha fatto vedere come la stima di Mancini e le sue parole non fossero fuori luogo, tra la dedizione mostrata quando spedito in campo e la freddezza dal dischetto contro Spagna e Inghilterra. Il ritorno di Allegri lo ha poi convinto a ritentare un’altra avventura in bianconero. E l’altra sera, insieme con Federico Chiesa, è stato uno degli artefici del successo sul Chelsea. C’è stato un gol sbagliato, certo, ma ci sono anche stati il delizioso assist decisivo e tanta applicazione in ogni fase del match, al punto da ricevere un’ovazione - diventata negli anni merce rara - al momento del cambio. Il tutto giocando da attaccante puro, come gli era successo in passato con lo stesso Mancini e con lo stesso Allegri. A conferma che la duttilità, se ben guidata, è utilissima.

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