© Juventus FC via Getty Images
Fantasista, argentino, mancino e bianconero: proprio come Paulo Dybala. Ma, in patria, fin dalla più tenera età accostato per caratteristiche ad Angel Di Maria, cui effettivamente e in proporzione somiglia parecchio. Anche se il suo idolo, oltre ad Aguero per ragioni di tifo in famiglia che strizzano l’occhio all’Independiente, è sempre stato Leo Messi. Già: Dybala, Di Maria e Messi. Matias Soulé, talento classe 2003 della Juventus, condividerà con loro la sua prima esperienza nell’Argentina, dal momento che il ct dell’albiceleste Lionel Scaloni lo ha inserito – insieme con altri sette giovanissimi – tra i 34 convocati per le sfide a Uruguay e Brasile (in programma rispettivamente il 13 e il 17 novembre) sulla strada verso i Mondiali di Qatar 2022.
Una chiamata sorprendente per un ragazzo che ancora non ha esordito in Serie A, singolare frangente che rievoca il caso di Zaniolo in azzurro grazie a Mancini, non fosse per lo “spoiler” del presidente Andrea Agnelli durante il discorso all’assemblea degli azionisti la settimana scorsa. E per un rendimento stagionale che aveva già da tempo catalizzato i riflettori sulle prestazioni del trequartista di Mar del Plata, sbarcato a Vinovo nel gennaio 2020. Il suo passaggio in bianconero, al tempo, aveva fatto chiacchierare: un po’ perché la Juventus aveva bruciato la concorrenza di Real Madrid e Barcellona, Chelsea e soprattutto Monaco, un po’ perché il suo trasferimento aveva fruttato un pugno di mosche al Velez Sarsfield che l’aveva cresciuto, per via della normativa sulla “patria potestad”. Che aveva assicurato alla Juventus un colpo a parametro zero e a papà Nestor una deprecabile serie di minacce da parte dei tifosi.
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