Dybala-Juve, i pro e i contro del divorzio

Pesano mancato salto di qualità, età e tenuta. Il rischio: rammarico economico e tecnico
Dybala-Juve, i pro e i contro del divorzio© Marco Canoniero/sync

Tracciare il confine fra le ragioni e i torti di un divorzio è operazione di infinita complessità, non fa eccezione quello fra la Juventus e Dybala, ma la comunicazione molto trasparente della società consente un’analisi più precisa di quelli che sono i pro e i contro della decisione. L’operazione di glasnost portata avanti da Maurizio Arrivabene, il Mandzukic dei dirigenti, cui non infastidisce il ruolo dell’implacabile, ha chiarito che non è stato proposto il rinnovo a Dybala per tre ragioni. 1. I vertici societari e lo stesso Allegri contavano sul fatto che, dopo la partenza di CR7, Dybala avrebbe preso la leadership tecnica della squadra, caricandosela sulle spalle e diventando l’uomo più determinante. Non è andata così: Dybala è passato da un infortunio all’altro, mancando le partite più importanti della stagione (come era accaduto la stagione precedente). 2. Non c’è fiducia nella sua continuità atletica dopo le ultime due stagioni. 3. Una conferma sarebbe condizionante dal punto di vista tattico, anche perché la Juve punta su Chiesa e pensa a un 4-3-3 con due esterni a rifornire Vlahovic. Dybala potrebbe fare coppia con il serbo, ma non sarebbe possibile il tridente con Chiesa e, soprattutto, visto il punto 1, vale la pena puntare su una coppia nella quale uno dei due è sempre a rischio? I tre punti hanno una ferrea logicità e si inseriscono perfettamente nel nuovo contesto juventino, dove gli investimenti guardano ai giovani.

Allungare di cinque anni il contratto a Dybala avrebbe significato portarlo fino ai 33 anni, con il rischio di non rivedere più il giocatore che aveva fatto innamorare i tifosi nelle prime tre stagioni, per poi affievolirsi fra troppi infortuni e le lacune caratteriali che da sempre gli rimprovera Pavel Nedved. Quando poi, fra i crescenti dubbi su Dybala, è spuntata l’occasione Vlahovic, tutto è stato più chiaro: Arrivabene e Cherubini hanno preso la decisione più drastica, svoltando su uno dei centravanti più forti della sua generazione. Per quanto logica, è una scelta non priva di rischi: il talento di Paulo Dybala, come ha ammesso Maurizio Arrivabene, 65 anni, e Federico Cherubini, 51 lo stesso Arrivabene, è fuori discussione, se tornasse a brillare come un tempo farebbe esplodere rimpianti, nella tifoseria e, forse, anche nella dirigenza. Ma, soprattutto, l’addio a Dybala è un addio che non porta nessun guadagno: a 28 anni, pur con due stagioni opache alle spalle, il valore di Dybala non è zero e non basta l’ingaggio risparmiato a mitigare la sensazione che stia sfumando un asset importante. Ma la Juventus poteva cedere Dybala? Beh, ci ha provato più volte, fin dall’estate del 2019, quella del mancato scambio con Lukaku, l’operazione che ha aperto la crepa diventata voragine in questi giorni. Senza dubbio esistono mondi paralleli nei quali la vicenda Dybala è stata gestita meglio dal club, ma sono decisamente di più quelli nei quali l’agente di Dybala ha fatto mosse più intelligenti per il suo assistito.

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