Inchiesta plusvalenze, cosa cercano di capire i pm dai giocatori della Juve

Bernardeschi e Alex Sandro, ascoltati nella giornata di venerdì, hanno ribadito la buona fede dell’intesa
Inchiesta plusvalenze, cosa cercano di capire i pm dai giocatori della Juve© Juventus FC via Getty Images

TORINO - «Quello che c’era da firmare abbiamo firmato». Federico Bernardeschi e Alex Sandro hanno spiegato ai pm che indagano sull’ipotesi di falso in bilancio della Juventus che il famoso “patto Covid” con il quale rinunciavano a quattro mensilità era stato stipulato in totale buona fede da parte della squadra, in virtù di un rapporto di fiducia con il club che da parte sua si era impegnato, qualora il campionato fosse ricominciato, a ritrattare un eventuale risarcimento. Il campionato era effettivamente ripreso a luglio e questo aveva fatto scattare il pagamento di buona parte dei salari a cui i giocatori avevano rinunciato. Il problema, per i pm, è che quegli accordi privati sottoscritti con i singoli giocatori per offrire loro garanzia di quei pagamenti sarebbero stati da inserire come debito. Questa, per lo meno, è la pista che stanno seguendo nel nuovo filone dell’indagine sulle plusvalenze e che sta scandagliando il bilancio, anzi i bilanci delle ultime tre stagioni bianconere, alla ricerca di possibili irregolarità. Il reato ipotizzato, infatti, è sempre quello: falso in bilancio.

Juve, filone ingaggi Covid

Il filone si è aperto lunedì con il sequestro di nuovo materiale sia dalla sede della Juventus, ma soprattutto dagli studi degli avvocati e dei procuratori che curano gli interessi dei giocatori coinvolti (praticamente tutta la rosa, Sarri compreso, della stagione 2019-20, quella interrotta dal Covid). E poi è proseguita con le audizioni di alcuni giocatori: Paulo Dybala è stato il primo, giovedì pomeriggio, mentre ieri sono stati ascoltati Bernardeschi e Alex Sandro. In realtà i giocatori, come era lecito aspettarsi, non hanno saputo scendere nei dettagli nella tipologia di accordo che era stato stipulato all’epoca, visto che raramente i calciatori sono informati delle parti tecniche dei loro contratti, delegando tutto ai loro rappresentanti legali. Ma i pm, dai giocatori, cercano di capire anche se erano state date dai dirigenti delle garanzie precise sul fatto che Federico Bernardeschi, 28 anni, ieri è stato sentito dai pm una parte dei soldi a cui rinunciavano sarebbe stata in qualche modo recuperata, sempre per dimostrare che quel tipo di “impegno” sarebbe stato da inserire nel bilancio di quella stagione come una forma di debito contratto con i dipendenti, ovvero calciatori e staff. Nei prossimi giorni sfileranno in Procura anche altri giocatori della rosa (fra quelli non coinvolti nelle partite delle nazionali): nessuno di loro è indagato, ma tutti sono sentiti come persone informate dei fatti. Testimoni particolarmente importanti saranno, però, Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci (attualmente impegnati con la Nazionale che martedì giocherà con la Turchia). Sicuramente verranno chiamati al loro ritorno a Torino. Erano stati, effettivamente, loro a chiudere l’accordo per la rinuncia a quattro mensilità, con i vertici del club.

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