Juve-Marotta, la resa dei conti: domenica la sfida verità

Tutti i numeri del confronto tra l’era bianconera e quella interista dell’ad
Juve-Marotta, la resa dei conti: domenica la sfida verità© www.imagephotoagency.it

TORINO - Certo, quando ancora c’era Fabio Paratici nelle vesti di responsabile del mercato bianconero, il faccia a faccia da derby d’Italia risultava ancora più pepato e intriso di sentimentalismi (e non era necessariamente l’affetto, il sentimenti più in voga...). Da una parte infatti, quella nerazzurra, figurava l’amministratore delegato Beppe Marotta: che alla Juventus a un certo punto è stato ritenuto non più funzionale ai piani e alle strategie. Dall’altra, quella bianconera, l’uomo che ne aveva preso il posto dopo anni e anni d’un apprendistato sfociato anche oltre la soglia del rapporto fraterno.[..] Oggettivamente si fatica a non riconscere che l’approdo di Marotta all’Inter abbia avuto gli effetti sperati, riportando il club alla vittoria e ad un ruolo di sicuro protagonista del panorama nazionale, come non lo era da tempo. Lo Scudetto vinto lo scorso anno lo dimostra (stessa parabola bianconera: un anno di rodaggio, poi il trionfo) e pure il fatto che in questa stagione sin dall’estate tutti indicassero l’Inter quale favorita (persino Allegri), certifica un certo buon livello di lavoro svolto. [...]

La Juve e il dopo Marotta

Ciò che è possibile fare, però, è sottolineare il fatto che è iniziata una strategia più arrembante, o azzardata, o ambiziosa, o rischiosa, o passionale (a ciascuno la scelta in base alla propria sensibilità): a partire dall’acquisto di Cristiano Ronaldo- accanto al quale era seduto Paratici in conferenza stampa di presentazione e mica Marotta che pure era ancora in carica, - s’è passati a De Ligt (85 milioni), Chiesa (che risulta formalmente in prestito il primo anno a 3 milioni e il secondo a 7 ma c’è un obbligo di riscatto fissato ad ulteriori 40 milioni più bonus), Vlahovic (75 milioni). In passato mai si erano spese cifre simili per giocatori comunque giovani e che avevano grandi potenzialità, ma in buona parte ancora le dovevano dimostrare. No, sotto la gestione Marotta solo in un caso s’era osato tanto, ma l’uomo in questione era Gonzalo Higuain: attaccante già esperto e fresco realizzatore del record di gol segnati in Serie A. Decisamente un investimento sicuro per l’immediato, non una scommessa in prospettiva alla Chiesa, De Ligt, Vlahovic (presi tutti 20enni o poco più). Proprio Vlahovic, peraltro,rappresenta uno degli elementi di distacco più emblematici tra le strategie tipiche della Juventus marottiana rispetto a quella post. Mai, in passato, s’era speso tanto in una sessione invernale di calciomercato. Cherubini e Arrivabene, invece, hanno fatto il botto. Tornando al discorso delle grandi cifre, la controprova la offre proprio il mercato che ha fatto Marotta in casa nerazzurra. [..] In questi tre anni di mercato messo a confronto (non considerando la prima stagione di Marotta all’Inter visto che era entrato in carica solo a dicembre e dunque non aveva partecipato alla campagna estiva), a fronte dei 408,5 milioni spesi dai nerazzurri, ecco i 467,6 spesi dai bianconeri con Paratici e Cherubini prima, e con Cherubini e Arrivabene poi. Posto, però, che ai 467,6 sborsati fino ad ora si aggiungeranno certamente i 40 milioni 8più eventuali bonus) che la Juventus pagherà alla Fiorentina pe ril riscatto obbligatorio di Chiesa così come i 28 più eventuali bonus per il riscatto di Kean. Si va oltre 550. Attenzione però ad un aspetto: oltre alle ambizioni da Champions, influiscono anche i prescisi contesti. Marotta doveva aprire un ciclo, la Juve ringiovanire un gruppo che ormai aveva fatto la storia. Non a caso l’età media nerazzurra è di circa 30 anni, quella bianconera di 27. Fin qui, comunque, le riflessioni. Domenica la palla passa al campo.

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