La Juve e l'Argentina: Di Maria ultimo amore, da Orsi e Cesarini a Sivori e Tevez

Da sempre un feeling speciale tra i bianconeri e il sudamerica albiceleste
La Juve e l'Argentina: Di Maria ultimo amore, da Orsi e Cesarini a Sivori e Tevez

Altro che «Un vero argentino non gioca a Torino», come disse Diego Maradona nell’estate del 2013, quando la Juventus stava ingaggiando Carlos Tevez e il Napoli Gonzalo Higuain. Se c’è una squadra in Italia ad avere un feeling speciale con l’Argentina, è la Juventus. Un feeling di cui Angel Di Maria sta per essere l’ultimo frutto, a quasi un secolo dal primo. Sì, perché se già negli anni Dieci del Novecento c’erano stati tre argentini nella Juve, Bogliatti, Boglietti e anche un Marchisio, è nel 1928 che scoppia l’amore bianconero-albiceleste.

Scoppia all’Olimpiade di Amsterdam, dove l’Argentina perde la finale con l’Uruguay, ma Raimundo Orsi strappa comunque applausi. Edoardo Agnelli, primo presidente bianconero della famiglia, padre dell’Avvocato e del Dottore, lo vuole nella Juve al punto da acquistarlo a peso d’oro dall’Independiente nonostante per il regolamento dovrà stare un anno fermo. Nel 1929 lo raggiunge Renato Cesarini, nel 1931 Luis Monti : protagonisti dei cinque Scudetti consecutivi, lo saranno anche nell’Italia di Pozzo come oriundi, con Orsi e Monti campioni del mondo nel 1934. Cesarini, tornato in Argentina, da allenatore del River Plate con i suoi racconti fa innamorare della Juve un giovane talento dal sinistro magico: Omar Sivori, che arriva in bianconero nel 1957. «E’ come un vizio: sai che fa male ma non puoi farne a meno», ne racchiude genio e sregolatezza in una sola definizione Gianni Agnelli, che lo adora: quinto marcatore juventino di sempre con 167 gol, protagonista decisivo di tre Scudetti e tre Coppe Italia e primo Pallone d’oro bianconero.

Poi passano un po’ di anni prima che un argentino torni a far innamorare i tifosi bianconeri: è Camoranesi , che arriva in sordina nei primi anni Duemila, ma poi diventa un pilastro delle Juve di Lippi e Capello e anche dell’Italia mondiale del 2006. Ed è uno di quelli che restano in Serie B. Il resto è storia recente, che inizia con l’arrivo di Tevez nel 2013, uno dei più amati, poi con quello di Paulo Dybala che lo sostituisce nel 2015 e inaugura sette anni di bellezza e qualche rimpianto. Binomio che caratterizza anche l’esperienza bianconera di Gonzalo Higuain, iniziata nel 2016. E arriviamo a Di Maria: ala, mancino, talentuoso, esile, capelli neri e naso importante, per un curioso caso ricorda proprio Orsi.

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