Juve, svolta Miretti: mai più senza!

Allegri si è convinto: dai pubblici rimproveri agli elogi. E il club pregusta la possibilità di lanciare finalmente un nuovo Marchisio
Juve, svolta Miretti: mai più senza!© LAPRESSE

Contro lo Spezia non è una partita da giocare, ma da vincere. Massimiliano Allegri l’ha presentata così, Juventus-Spezia di mercoledì prossimo. Ed è oggettivamente difficile dargli torto. Occorrerà giocoforza metterci più cattiveria, durata, attenzione. Più gol. Ma, di base, non sarebbe male ripartire da quanto di buono s’è visto per un’ora contro la Roma: ben vengano quel piglio lì, quella intensità, quel bel gioco. E perché no? Quel Fabio Miretti lì. Scelta giusta della giocata, inserimenti, ricerca della profondità, tempismo, personalità. Dopo Juventus-Sampdoria, Allegri l’aveva praticamente esposto a pubblico ludibrio: «Io sono impazzito quando ho visto Miretti correre all’indietro. Sono robe che vanno insegnate ai ragazzi invece di fargli fare gli schemi. Bisogna insegnare a giocare a calcio ai giovani». Sabato, al contrario, le lodi sperticate: «Miretti ha giocato da veterano. Sa smarcarsi tra le linee e ha un primo controllo sempre in avanti, è una cosa meravigliosa».

La storia

Il percorso nel calcio di Miretti parte dalla provincia di Cuneo. Nato a Pinerolo, ma originario di Saluzzo, il centrocampista classe 2003 ha iniziato a tirare i primi calci al pallone a 5 anni, nella Scuola Calcio dell'Auxilium Saluzzo. Una stagione lì, poi tre nelle file del Cuneo e infine la Juventus. Quella bianconera è una maglia che indossa con fierezza dal 2011. Miretti da piccolo - mamma Silvia, in un'intervista a Tuttosport, lo definì «un selvaggio che faceva sempre il matto in bicicletta» - realizza una marea di gol. In tutte le maniere: col destro, col mancino, di testa e da fuori area. Sognava di giocare davanti o comunque a ridosso delle punte e invece Giovanni Valenti, uno dei suoi primi allenatori nelle giovanili della Juventus, lo convince ad agire da regista. Aveva 13 anni e non ne voleva sapere di arretrare, ma poi si è convinto e ha trovato la sua strada. Pedone, Zauli e Bonatti sono stati i tecnici che nel vivaio gli hanno dato di più: calcisticamente, ma anche umanamente, seguendolo in ogni fase della sua crescita. A giugno ha terminato anche il suo percorso scolastico, ottenendo il diploma: i genitori hanno cercato di non farlo sbandare mai, nonostante i tantissimi impegni con la Juventus e con la Nazionale. Anche in azzurro Miretti si è fatto valere: ha iniziato con l'Under 15, ha già assaggiato l'Under 21 e ha persino svolto uno stage a maggio con la nazionale maggiore di Roberto Mancini. A giugno ha preso parte agli Europei Under 19 in Slovacchia, competizione a cui teneva particolarmente: è arrivato fino in semifinale, eliminato soltanto dai futuri campioni dell'Inghilterra. Ma, tornando al sogno coltivato sin da bambino di giocare in Serie A, deve un ringraziamento a due figure in particolare: Ermanno Demaria, che lo ha portato dall'Auxilium Saluzzo al Cuneo, e Santo Borza, osservatore della Juventus le cui relazioni sul ragazzino si sono rivelate fondamentali per il primo provino a Vinovo (con buona pace del Torino, che lo aveva puntato con decisione). Da lì è partito il lungo viaggio di Fabio.

Obiettivi

Di strada da fare ce n’è ancora parecchia, epperò appare potenzialmente costellata di trionfi. In lui Allegri ha trovato un nuovo acquisto, di fatto. Senza Pogba, aspettando l’arrivo di Paredes e la partenza di Arthur: ecco che è sbocciato Miretti. Se n’è convinto anche il tecnico: il giovane piemontese può dare un contributo importante alla squadra e può dare filo da torcere ai colleghi di reparto, nel momento in cui tocca scegliere i titolari. La società ci crede, ci punta: in ballo, anche l’orgoglio e la soddisfazione di lanciare e consacrare un talento frutto del vivaio. E’ da 15 anni che ci si prova. Ma forse questa è la volta buona: nuovi Marchisio crescono.

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