Retroscena Milik, da sigarette e furtarelli alle vette del calcio con la Juve

Il primo allenatore ha cambiato la vita ad Arek togliendolo da un brutto giro e strappandolo ad una infanzia turbolenta
Retroscena Milik, da sigarette e furtarelli alle vette del calcio con la Juve

TORINO - Porte da calcio, a migliaia. Ovvio. Ma c’è anche e forse soprattutto una porta scorrevole - classica “sliding doors” - nella storia di Arkadiusz Milik. Uno di quei bivi, cioè, che - come raccontato da Gwyneth Paltrow - possono cambiare una vita. Mandare una carriera... in fumo. O meno.
Essì perché è facile guardare Arek e incasellarlo nella classica categoria dei ragazzi fortunati: ricco, famoso, con la sua collezione di auto di lusso, con i suoi milioni. Ma c’è mancato un soffio, un incontro in più o in meno, affinché quel bambino inizialmente ribelle prendesse strade ben diverse e meno floride rispetto a quella che lo ha reso uno dei calciatori più importanti della sua Nazione e, in generale, in un certo senso, del calcio Europeo.



In questo caso, è stato un allenatore d’una squadra di calcio giovanile a fare la differenza. Il primo allenatore di Milik, al Rozwoj Katowice. Quegli allenatori che - Allegri dixit - spesso insistono troppo sugli schemi e poco sulle giocate. Ma che a volte diventano maestri di vita. Come “Moki”, per gli amici. All’anagrafe, invece, S?awomir Mogilan.
Moki un bel giorno s’è ritrovato un ragazzino di 6-7 anni che dimostrava già talento. Ma che a livello comportamentale non era esattamente irreprensibile. "A sei anni ero un ragazzino davvero insolente e difficile da gestire. A volte arrivavo persino a fumare sigarette e spesso rubavo le caramelle nei negozi", ha raccontato quel bimbo una vlta cresciuto.



E’ stato Moki a far capire che più d’un gruppo di presunti amici e di qualche nottata brava, poteva invece fare un pallone calciato con altri coetanei. E così la storia ha preso un altro andazzo, come ha spiegato lo stesso Arek. "Fortunatamente ho avuto chi si è preso cura di me. ‘Moki’ è apparso nella mia vita e mi ha salvato. E’ tutto merito suo se oggi sono arrivato ad essere quel che sono".
Vale a dire, un attaccante della Juventus. E’ la chiusura del cerchio. Ironia della sorte, proprio contro i bianconeri Milik ha vinto il suo per ora unico trofeo in carriera: la Coppa Italia 2019-20. Lo ha vinto da protagonista: trasformando cioè, a tu per tu con Gigi Buffon, il rigore del definitivo 4-2 (gli errori di Danilo e Leonardo Bonucci hanno fatto la differenza). Ora che ha cambiato sponda, il polacco confida di aumentare il numero di trofei in bacheca. Oltre che di aumentare il numero di gol, ovviamente. Il prossimo realizzato, sarà il numero 150 tra i professionisti. La serie è iniziata nella stagione 2011-12: 25 presenze e 4 reti con il Gornik Zabrze, nella massima serie polacca. Da allora, altre casacche: Bayer Leverkusen, Augusta, Ajax. Con i lancieri c’è la grande svolta: 76 presenze e 47 gol (tra cui 7 in Champions League) in due stagioni. Con il Napoli, poi, a partire dal 2016, la consacrazione. 122 presenze e 50 marcature non sono cosa da poco. Anche perché nel periodo partenopeo l’attaccante ha subito due grossi infortuni al ginocchio che lo hanno costretto a uno stop di 5 mesi nel 2017-18 e di 4 mesi nel 2016-17.
Dal 2019 la Juventus ha avviato i contatti per provare a prendere il giocatore, confidava di prenderlo a parametro zero ma nel gennaio 2021 è sbucato il Marsiglia. In Francia, un bottino ancora tale da ingolosire: 30 gol in 50 incontri. Mica male. E il bello è che delle 149 marcature di cui sopra, alcune sono giunte su punizione. Memorabili, per fattura, le tre realizzate con il Napoli.
Insomma, qualità ed esperienza che hanno convinto la Juventus a puntare su Arek.

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